sabato 15 novembre 2008

il mondo è un sensasens

se nascondere tutto in una strana veemenza di tipo anarchico sessuale, avrebbe potuto giovare, allora sarebbe stato più semplice dire: no me ne frega un cazzo!
ma gli eventi erano torvi, la situazione non era buona, e anche certe persone, stanche della presunzione di molti, stavano per annegare nell'acqua alta.
la loro arroganza era arrivata a livelli storici. non c'era più un lento e graduale processo di convincimento, era arrivato il revisionismo!
la gente era sicura che grazie alle rivoluzioni tutto sarebbe cambiato, ma non era così, e quindi, nell'enfasi di un bacio sottile abbandonato su una scalinata di un portone senza neanche pensare che sarebbe stato l'ultimo, il povero viandante si illudeva che potesse esserlo.
ma haimè, la disdetta fu che quello era il primo bacio di una lunga serie.
e in questo lento dondolante show, di programmi pubblicitari, la vita ricomincia a non finire mai, spalmata su un presente, continuo e deleterio, che trasporta la noia su un tappeto verde di malinconia.
e le serate cominciavano ad assomigliarsi. le giornate si svuotavano di senso, mentre la vita veniva schiacciata come i pulsanti di un eterno videopoker. lotterie di sentimenti affibiavano amanti improbabili ad avventori amanti della prostituzione, che sarebbero dovuti tornare a casa dai loro figli, a dare una carezza, da parte di qualche festante laico benestante che aveva appena quotato le sue tre figlie in borsa, ma che le aveva vedute crollare senza nessuna speranza per i contribuenti. la lama del rasoio di questa vita stava scendendo piano piano, e lo sapevano bene i governanti dal polso d'acciaio, e dalla lingua a due punte. diramavano comunicati stampa dove tutto andava bene, i fiori ancora profumavano e le farfalle ci si possavano gioendo della grande possibilità che il partito gli aveva concesso, quella di poter continuare a suggere il nettare. impollinando allegramente. è così che funzionava, tutto si arrendeva ad un lento presepe di statuette di gesso. un presepe animato da un meccanismo, fatto girare da una scimmietta ammaestrata. in qualche modo, toccava salvarsi, in qualche modo bisognava liberarsi, e fu così che piano piano le persone cominciarono a truccarsi. prsero un bel vestito, e arredarono le loro tane con oggetti particolari. per distinguersi, per riconoscersi, per essere unici, quando unici non siamo mai. l'individualismo avea preso il sopravvento, persino lui aveva un appartamento con tre camere bagno e balcone con vista parco, e divideva la casa con il consumismo. erano compagni inseparabili. uno produceva e l'altro faceva in modo che ogni essere umano fosse un potenziale acquirente.
l'uomo libero era ormai debellato. questo cancro nocivo e micidiale, che si permetteva di pensare, dire e addirittura agire. ora che tutto era tornato come prima, ora che il regime era ristabilito, anche le capre avrebbero brucato l'erba vicino a strade trafficate da macchine, puzzando di smog, e portando un paio di levi's 501.


Rk
Natural Dementia

mercoledì 12 novembre 2008

il demone

acquattato sotto il divano, mentre stavo facendo il bartezzaghi c'era il maledetto demone.
sapete com'è fatto? è longilineo, alto mezzo metro, pare un'ombra. per quanto sia nero, se lo guardate bene gli si può guardare attraverso, è come una lente nera, quelle che si usano per guardare le eclissi. ma lui di eclissi se ne frega, e anche se volendo potreste guardargli attraverso lui non si fa vedere. sta nell'ombra, e aspetta...
aspetta...
aspetta...
aspetta...
per poi sorprenderti quando meno te lo aspetti
ZAC!
ti acchiappa una narice, e per tutta la sua lunghezza, come una spira di fumo si incanala nel naso e si siede nel cervello.
lì per lì senti subito un prurito. ti pare di aver visto qualcosa, come un'ombra con la coda dell'occhio. perchè se potessi guardargli attraverso sai, è quasi trasparente, ma è furbo e veloce. lui si infila nei battiti d'occhio, nel momento in cui sovrappensiero, che pensi al 18 orizzontale porti la matita alle labbra e gli occhi al cielo, e indisturbato lui agisce.
si insedia nella mente, nel cervello. ne blocca le sinapsi, e te resti su quel divano.
cominci a pensare: sono le 3, ora mi metto a studiare. lui intercetta quel pensiero e se lo mangia. è così che vive, si nutre di buoni propositi. pensi appena sveglio: ora mi alzo, ora vado all'università, ora vado a lavorare. piange il pupo ti sveglia, e pensi, ci vado subito prima che lei si svegli. e lui appena vede tutti questi buoni propositi, li prende, ci fa una pallottola di neuroni e se li mangia.
Starnutire non basta. prima o poi se ne va, quando è sazio a sufficienza...
ma lui resta acquattato sotto il divano, o dietro al computer, o sotto il cuscino. non dategli adito di entrare, restate vigili e attivi...

RK

sabato 8 novembre 2008

il generale incognito

io ti ho visto, aggirarti per queste strade, generale incognito. sei un passante, un virtuoso della chitarra sotto la metro, un piccolo bambino che gioca alla psp mentre aspetta l'autobus, una vecchietta con le buste della spesa.
ti ho guardato e mi hai fatto pena, generale incognito, che mi sembri sempre più l'italiano medio(cre), e guardandoti mi sono guardato. anche se non mi riguardo mai, ed ecco perchè tutti sti raffreddori fuori stagione. dicono sempre "è il primo freddo" si ma il secondo e il terzo? sei recidivo!
Io ti ho notato generale incognito, che mi rispondi al telefono, e ti dico: "c'ho il telefono staccato da 3 giorni. Ah davvero il servizio clienti è a pagamento dai cellulari. mi può richiamare lei dalla sua postazione? Ma come sarebbe a dire ci chiami da una cabina telefonica?"
Io ti ho visto generale incognito, lamentarti perchè non arrivi a fine mese, e poi ti ho visto portare magliette emporioarmanidestocazzo e dolceegabbanapotesseròmorìtuttieddue!
ti guardo generale incognito, con sommo sbigottimento, e mentre vedo te, vedo deformazioni del mio "me" che stento a mitigare. e mi convinco che la comprensione, e la compassione che provavo per te, erano più utili a te che a me!
tu caro il mio caso di ambiguità italiana, di mistificazione della meravigliosa penisola italica, tu, mancato mafioso, che non sei omertoso solo perchè non ti puntano la pistola in fronte, te che parli e ciarli, e ti gonfi come un pallone, ti ho visto, come d'altronde c'era da aspettarselo, in televisione.
caro il mio generale incognito, eri in mezzobusto a elencare morti, eri in doppiopetto ad elencare cifre, eri senza cravatta e un po' sudaticcio a cavalcare l'onda, eri un giovane ricco di speranze, ballavi con la tua maglietta rossa, esibivi capelli fashon, sorridevi come una triglia, sgambettavi come un kledi qualsiasi, e poi piangevi di fronte ad una giuria ingrata. che pena smisurata.
Ti ho visto, generale incognito, aggirarti per i cortei della mia università, a cantare slogan deficienti, a dirmi che ti piace il porno, ma che sei cattolico credente. tu guardi il porno e poi ti fai il segno della croce, con la stessa mano...
ti ho guardato generale incognito, e mi sono vergognato di scambiare il paese con lo stesso tuo sangue sporco di arrognaza e incoerenza, di presunzione e reticenza. sei mio fratello... uno scomodo fratello d'italia.