sabato 24 novembre 2012

inferno postmoderno

Pedro era avido. Guardava tutto con ingordigia. Divorava tutto coi suoi occhietti vispi. Mille, duemila persone al giorno, e poi palazzi, strade, vegetazione e luoghi.
Giano era apatico. La sua apatia era assoluta. Restava sempre in disparte, nessuno lo conosceva, e tutti dicevano: "Giano chi?"
Mentre Pedro era famoso. La sua avidità era leggendaria. Una volta un uomo fu divorato in un secondo solo per aver detto: "Pedro chi?"
Mentre Giano era solitario. Voleva essere in disparte. Non voleva mai figurare, non faceva nulla per destare attenione o interesse nei suoi confronti. Una volta Pedro lo guardò, ma non gli diede importanza. Non era abbastanza saporito.
Maria era una giovane attrice d'insuccesso, era diventata impopolare mostrando le tette in uno spot per detersivi. Giano l'amava segretamente, ma quando si accorse di essersi innamorato si disinnamorò velocemente: "Troppa fatica!" avrebbe dichiarato in seguito ai media.
Intanto sia Maria che i media si chiedevano: "Giano chi?"
Pedro passava di lì e non gli servì neanche un istante, divorò le poppe di Maria in un baleno.
Giovanna montava infissi e finestre per squadrare il suo punto di vista che, a detta di lei, era troppo frastagliato, serviva uno schema preciso. Un'inquadratura.
Giano passando disse: "Io preferisco non guardare."
Pedro lo sentì e disse: "Se non guardo muoio di fame:"
Maria pensava: "Se non mi guardano sto male."
Giovanna squadrava la vita, perché bisogna pur avere dei punti di riferimento. Giano i punti li aveva persi tutti. Pedro i punti li aveva uniti, l'immagine risultante fu osservata e divorata.
Maria non sapeva. Piangeva per la perdita delle sue poppe giganti.
Giovanna stava lì a montare porte e portoni, finestre e finestroni,
Dalla finestra vedeva sempre la vita in cornice e non prendeva mai una sbandata visiva. Non come Pedro che se sbandava poi divorava le novità.
Giovanna di novità non voleva sentir parlare. Tutto in una cornice era bello, conosciuto, e rassicurante.
"Monotono..." disse il signor Piero, che era uno di passaggio.
"Una cornice contro la responsabilità..." diceva Giano.
"Sulla finestra ci voglio un balconcino, piantine e tendine..." disse Maria, ma Pedro passando velocemente le disse: "Zitta!" poi le guardò il culo, e se lo divorò, scappando verso future e misteriose scorpacciate.
Faceva freddo, poi venne l'estate e fece caldo, poi di nuovo l'inverno, e tutto ritornò come prima.
Il signor Piero soffriva il caldo. Pesava centotrentatrè chili e quando il sole picchiava era sempre sudato. Veramente! Sudava anche l'ombra del signor Piero, che camminando lasciava pozzanghere di sudore in giro. Pedro lo guardò, pensava di saziarsi, ma invece vomitò ombre sudate per due giorni. Furono due giorni d'inferno. Tutti acclamavano la dipartita di pedro, l'occhioso divoratore. Appena Pedro fu in forze uscì di casa e con un ghigno recuperò. Si saziò di ogni forma di vita, di tutto quello che rifletteva la luce, anche senza riflettere troppo. Fece una scorpacciata e tutti rimasero attoniti.
Giano disse ai media: "Io non vomito, è troppo faticoso, ho paura."
"Io vomito sempre dopo i pasti." Disse Maria, mentre guardava dietro al divano per cercare le sue chiappe.
"Io durante..." Disse il signor Piero, ma era già fuggito in bagno.
Giovanna intanto squadrava la sua vita di donna in carriera nel mondo degli infissi, e viveva una relazione amorosa con l'infisso della casa di fronte. Era piccolissimo. Un pertugio.
Squadrava la casa con più cura, la rendeva quasi asettica. Dal suo pertugio adorato poteva vedere porzione di un muro bianchissimo, candido. Asciutto. Bello! Era innamorata pazza di quella cornice vuota. "Così dovrebbe essere la vita." Pensò Giovanna.
Fece rimpicciolire tutte le finestre, perché nella vita più il punto di riferimento è messo a fuoco, più si sta tranquilli e senza preoccupazioni.
Pedro passava e cercò di scrutare nella finestra di casa di Giovanna, ma non vedeva abbastanza, triste e affamato si diresse altrove. Come un bruco.
Piero lavorava al computer. Faceva tutto col computer, comprava tutto tramite il computer. L'ultimo acquisto fu una bacinella. Piero era incontinente, la faceva continuamente nei pantaloni. I pannolini non bastavano più.
Pedro passò e si mise una mano sugli occhi.
Giano disse: "Io non vado mai al bagno, non ho mai fatto la pipì ed ho paura della prima volta."
Maria disse: "Che discorsi di merda..."
Giovanna capiva che stavano discutendo di qualcosa ma non vedeva bene, la cornice la tagliava fuori dall'attenzione dei conversatori.
Giano non era, non diceva, e se diceva era poi per ribadire che lui non l'aveva detto. Toni aveva sei figli, ma non se n'era mai accorto. La moglie era bella, ma dopo che aveva sfornato sei figli non lo era più, allora Toni si innamorò anch'egli di Maria, senzatette e senzaculo. Era Veroamore.
Maria era abituata alle avance, e agli avanzi di galera. Tutti l'amavano, ma lei non contraccambiava, si limitava a civettare mentre continuava a cercare i suoi attributi divorati mancanti.
Maria in verità amava Nunzio, il cantante gay del momento. Dato che egli era il più bello sulla piazza, Maria si innamorò del cantante e della piazza.
Ma Nunzio, come Narciso era innamorato solo di sé stesso, come fanno molti cantanti gay, e un giorno abbracciando la sua immagine nello specchio lo frantumò e ci si uccise.
"Mi occuperò del caso!" Disse il commissario T.
Maria si innamorò automaticamente di lui.
Quando la notizia dell'innamoramento di Maria fu resa pubblica, tutti fecero: "ooooooh!" ma proprio tutti insieme fecero: "ooooooh!"
Ci fu un "ooooooh!" di stupore generale che spostò l'asse terrestre, e quindi divenne di nuovo inverno. In pieno Agosto!
Tutti furono sorpresi e dopo qualche giorno tutti se ne dimenticarono, col cappotto.
Giano era tristissimo. Aveva iniziato a coltivare un interesse: le conchiglie in riva al mare.
Piero fu felice, ma col freddo improvviso le chiappe gli si incastrarono nella bacinella e tutta l'armonia svanì, con il disgusto del pompiere che lo salvò da morte certa in bacinella.
Maria rideva, Pedro preferiva non guardarla più. Giano Soffriva per la passione perduta. Giovanna non riusciva più a capire niente. Non vedeva niente, anche se stringeva gli occhi forte forte, per non perdere quel punto di riferimento trovato, che stava diventando un pixel di riferimento.
Arrivò il commissario T. e disse: "Mi occuperò del caso!"
Racimolò i testimoni. Interrogò Maria per sei ore nel commissariato. Su una scrivania del commissariato. Mari auscì dalla questura tutta stropicciata.
Pedro divorò il commissariato per gelosia. Pensando: "Non avrai mai le sue chiappe!"
Giovanna era rimasta in casa, non passava più per le porte e per le finestre.
Il commissario arrivato all'ultimo testimone disse: "Giano chi?" e tutti giù a ridere. Tutti a fare il verso delle conchiglie e delle passioni perdute.
Maria dopo la delusione amorosa del commissario T. che non risolveva un caso, decise di rimanere single. Tutti furono delusi, ma più di tutti Toni, che si impiccò.
Al funerale di Toni c'erano tutti, con gli occhi rossi e i capelli in mano.
Il commissario T. disse: "Mi occuperò del caso!" Ma nessuno gli credette. Fu licenziato e rimpiazzato da un pastore maremmano.
Per Piero fu subito amore, e scapparono nella sua casa multimediale ricca di bacinelle e cibo per cani.
Giano fu dimenticato in un bar. Lo ritrovarono a bere lo spirito della frutta sotto spitiro. Il bancone era sgomento, ma alle domande dei giornalisti rispose sardonicamente, come solo un bancone può fare: "Giano chi? ah ah ah" e poi sparì in una nuvola di fumo giallo.
Il barista però non era nè sardonico nè simpatico, e quando tutto lo spirito finì Giano fu buttato fuori dal bar a calci in culo.
Giano si addormentò su un marciapiede e pensò: "Finalmente sono a casa..."
Pedro passò di lì lo guardò e si ubriacò.
Maria piangeva.
Giovanna guardava il mondo da fori di spillo fatti alle pareti.
Pedro era passato, e quindi Pedrò.
Sparirono tutti.
Gli infissi erano diventati così stretti che nessuno aveva più punti di vista. Solo buchi di serrature, dove potevano vedere le cose con una maggiore squadratura, e malizia.
Pedro guardò dentro una serratura e ci vide Giovanna nuda.
Buttò giù la porta e decise di sposarla.
Bendato.
Dopo la cerimonia tutti si raccolsero in una foto ricordo sorridendo al grido di: "Giano chi?"

domenica 4 novembre 2012

creazione

cre - azione
cre - are
are are
are krea.

sabato si crea!
si prende ciò che si ha, quel fango che era rimasto sotto le scarpe.
che bel fango.
il fango che ho raccolto ballando un tango sul mondo.
la mente si sente, scalpita innocente.
vuole dire basta a tutto quel niente
che riempie la vita alla gente.
le feste, le passeggiate, le sagre le nottate ubriachi a parlare.
ma che parlare.
fare!
fare!
fare!
creare!
hai una mente geniale?
usala e falla sfogare.
falla volare.
non ti curare dell'altrui opinione.
fare e creare è un bisogno senza padrone.
non c'è commissione.
c'è solo il piacere sublime di avere qualcosa e pensare:
se mancava e ne soffrivo, c'ero io che lo potevo fare!
fatto, tolto dall'elenco, svolto, metto il capo al fatto e in capo al mondo,
giro tondo e godo assai fecondo che il mio seme ha fatto centro nel secondo,
in cui il lampo di genio m'ha sconvolto, m'ha sorpreso.
ho preso quello che sapevo e senza essere teso l'ho praticato.
l'ho montato. l'ho girato a mio volere, l'ho plasmato.
così è la creazione.
viene dalla testa,
niente divintà in festa,
solo l'intelletto,
ispirato dalla vita,
ispirato dal respiro che non smette,
ispirato dall'idea di qualcuno che t'ascolta, che ti legge.
ispirato dalla foga di comunicare.
la comprensione poi la lasceremo ai posteri,
che la genialità è cosa dura da sapere interpretare.