lunedì 28 febbraio 2011

l'ombra della luce

c'è un luogo nel riflesso dello specchio,
dove vorrei incontrarti.
c'è un luogo nelle pieghe di quel riflesso,
dove i discorsi prendono la consistenza dei bagliori.
in questo luogo ti incontrerò,
divinità, spirito, essenza, energia...

stamattina ho parlato con una donna,
non riuscivo a perdonarla per le sue banalità.
ci sono persone che non sanno ascoltare,
è il loro scudo contro la realtà.
è il loro alibi.
non vanno assolte tutte le persone.
quando conosci te stesso, e resti a guardarti, non cresci, ti contempli.
conosci te stesso e superati. ogni giorno!
dieci volte al giorno dice zarathustra,
superati.

non basta la consapevolezza, serve l'azione.
un'azione libera e istintiva.
me lo insegna il lupo zen, che ho scordato
chissà dove per far spazio ad un altro passaggio
nelle distratte nebbie della vita.

apro le mani a questa pioggia. e prego.
prego per il mondo, per il suo equilibrio, per
la sua disperata e indissolubile abitudine ad
accettare le zone d'ombra.
e ritrovo il lupo che mi guida, mi porta nei sentieri,
attraverso la foresta, e m'accompagna a trovare
gli spiragli di luce che filtrano nell'oscurità
della boscaglia.
e pulviscolo e insetti in danza,
e vita...

gli animali non sanno mentire, poiché nella natura
esiste un'unica verità senza difetto,
un'unica realtà, di equilibrio totale.
un bilanciamento intrinseco, che fa della natura
il giusto ordine, la giusta via, la perfetta direzione.

domenica 27 febbraio 2011

tempeste fulmini lampi grandine e tramontana

stanotte sei morto.
ed io aspettavo questo lutto da tempo.
è curioso come io sapessi della tua dipartita.
ero convinto, che saresti morto anche stavolta.
ed ogni volta che muori porti via un pezzetto.
il tuo uncino acuminato s'aggrappa alla mia carne.
laceri un frammento di pelle finché non cede.
la carne in un primo momento si strappa,
poi si inonda di sangue violaceo.
un sangue dolcissimo, nettare per la lingua.
stanotte sei morto e hai lasciato un brandello
di pelle inutile. un brandello di inutile carne,
da cui gocciola inutile sangue.

sabato 26 febbraio 2011

mani grandi - dicotomie

sono io, la sinapsi. io la molecola, io il neurone. io sono un corpo libero! io sono vibrazione.
con queste mani tremule, carezzo lieve il mondo, con unghie assai affilate, arrivo nel profondo.
strappare via la carne a questa misera esistenza, manipolare menti per distrarne la coscienza.
scrivere mille parole distanti un miliardo di anni e poi... niente!
sentirmi possente ed inconcludente!

cercare di dire soltanto parole distanti. lontane, le mani, mi mancan le mani. e poi disilludermi in questi deliri che sanno di fretta. di atroci martìri, che niente m'è lieve in codesta parata animata da carri affollati di strane figure danzanti. la notte in cui dormo felice è lontana. realtà, io t'amo! tu regni sovrana e verità tua figlioccia, si sta camuffando in mille vestiti alla moda. porta corsetti succinti e capelli le odoran di pesca, ha mani graziose e tenaci che afferrano l'anima desta.
le mani, mi mancan le mani. le mani allungate su morbide istanze di piaceri scordati.

insoluta la mia curiosità.
insoluta la brama,
incompiuta la trama,
sconosciuto l'esito di questa frana che a valle ha portato ragione e disegni, e quadri dipinti di notte, e filastrocche, e tappeti di note, pensieri nati già vuoti. ha trasportato emozioni ed intenti, mentre ero libero nei miei miseri, incessanti, divertimenti. mentre il corpo reclamava più rispetto, mentre credevo di avere un deserto dentro il petto. mentre col piacere delle mie donne giocavo, mentre le frustate dello stato precario schivavo, mentre blasfemo la mano in questo sudario celavo. tra foto stampate nel buio, scattate in altri contesti. mentre il sole mi scalda di giorno, sgombro quel cielo da nuvole stanche, che bianche sono sparite col vento del nord. limpido il cielo mi dona calore, e con il vivente spartisco il mio dolce, singolare, languore. allargo i palmi di tutto vigore, li porgo alla luce, lascio filtrare energia nei canali del corpo e sento che brucia! nelle braccia, poi il resto.. nel cuore ed in mente, si diffonde l'immensa, caotica, armonia del presente.

stupido di un poeta...
sei un martire dell'amore.
concedi, concedi, concedi!
poi resti da solo col tuo folle fervore!
fai notte, la spendi completa per un'emozione...
ebbro e perduto...
poeta, idiota! la fretta sarà la tua tomba!
romantico essere incompiuto, rimasto fanciullo con virtù da canuto.
poeta, io dico, poeta, sei pazzo! saggio lo sei ma sei pazzo!
confuso hai l'emozione con l'imbarazzo: sei pazzo!
lo dico da anni! sei pazzo, pazzo. completamente pazzo!

voce dell'anima guidami!
perché te ne stai lì in disparte quando perdo la mente e le gesta si fanno funeste?
mi dici sei pazzo ma io ben lo so!
che pazzo io vivo e così morirò!
io voglio morire a rincorrere stelle,
io voglio restare su questa pelle uno squarcio,
non una carezza che perde di senso,
non bramo sfiorarti, ma lasciare il mio segno!
un marchio indelebile e puro.
un segno nascosto e duraturo.
cicatrice nel fegato!
lama nel ventre.
mi hai scoperchiato e son deflagrato,
dentro il cervello una scheggia ho ficcato,
un corpo estraneo che non se n'è più andato!

altro che brezza... tempesta!
con l'ira funesta e passione!
ho detto tempesta!
e che questa parola riecheggi di tuono!
tempesta!
ogni molecola! ogni neurone!
spoglio di volontà io massacro con queste mi gesta impazzite,
dissacro la ragione, me ne fotto della ragione!
che serve ai malati di logica!
l'irrazionale: il mio unico involucro!
il mio ludo, il mio scherzo, il mio motivetto,
suonato al violino con trillo perfetto.
e tu che mi dici: "poeta sei pazzo?" non voglio più credere al tuo indegno sberleffo!
poeta, io folle, sì, folle e ribelle!
in assenza di squarci sopra la pelle,
mi diletto a lasciare dei solchi nel vento...

le mani... mi mancan le mani, per scriver di notte tormenti inumani...
mi mancan le mani da stringere forte, su manto bluastro disegno...
le mani... mi mancan le mani, per ridere forte...
mi manca domani, mi manca il piacere di membra contorte...

lo sento dolere...
piano... piano...
lo sento scavare...
gli arti miei tremano.
non tradisco lo sguardo.
aspettami ancora poeta.
mi chiamo riccardo.

martedì 22 febbraio 2011

la fine del nostro mondo

‎...oggi, alle 12:35 in completo stato di stasi, senza sollecitazione alcuna, il "LA" della mia chitarra si è spezzato. le altre corde lo ricordano con simpatia...era un sabato mattina di febbraio, l'aria era limpida, il sole, le idee, la gioia di un nuovo giorno.
dimenticate le feroci battaglie dei mesi precedenti, abbandonate, le spine dal petto e dalle mani. il ragno era lì al suo posto, nel pertugio a fianco della finestra, fuori un vento leggero, auspicava tempesta. poi le arance cadute dagli alberi ai lati del cortile, puntinavano la mia vista di un glallo languido.
alle finestre, uomini a prendere il caffè, tutti a guardare fuori. una schiera di uomini caffeinomani, a fissare un unica cosa: un cane. solitario e vagabondo come un ciclone estivo. ramingo ed errante come un viaggiatore anomalo, su territori mistici.
nel cielo, profumo di meteore,. scie rossastre di baluginanti sfere infuocate, e lampi, e luci, così fu tempesta. gli alberi iniziarono a danzare, e gli insetti usciti dalle tane accantucciate, ronzarono, zampettarono, il mio ragno mi guardò impietosito, implorandomi di aprire la finestra ed unirsi ai suoi cugini insetti. tutti gli uomini alla finestra trasecolarono e si lanciarono il caffè nero bollente sulle camice, esplodendo in un imperante grido di stupore disarmonico disperato...
la fine del nostro mondo signori, era appena cominciata!
tutti gli uomini accorsero dalle compagne amanti mogli piccole piccoli vecchi anziani mariti. gli animali in festa, danzavano allegramente. zanzare distratte ronzavano a tempo con coleotteri in panciotto, mosche sbilenche corteggiavano api, e vespe invidiose pungevano! nuvole in cielo d'insetti ed uccelli danzare, in coreografie naturali inimmaginabili. le fronde degli alberi davano il ritmo alla vita, ed il vento scorreva in pertugi di palazzi fischiando le parole degli spiriti.
refolava lo spiro sollievo. ardevano in cielo le scie dell'inevitabile. scene di panico tra gli esseri umani, chi andava di quà, chi andava di là, chi saliva le scale, chi zompettava, chi urlava, piangeva, diceva: "Che fine ingloriosa, come fare ad andar via in questa maniera?"
"Stolto!" dicean i più nichilisti. "Siam fortunati, siam gli unici uomini a poterla vedere!"
e clacson di macchine treni deragliano, aerei si schiantano, follie di massa, suicidi in diretta, la vita che impazza senza più criterio, mentre gli insetti continuano a danzare nel dolce rimedio della fatalità!
s'avvicinavano gli astri, rossastri e fumanti, di scie adornati e minacciosi. erano approssimativamente vicini, dicevano gli esperti, erano piuttosto lontani dicevano gli ottimisti, siamo fottuti, dicevano i realisti, siamo spacciati, siamo spacciati! non c'è rimedio!
ma quando la massa ormai prossima al botto, si vide nel cielo una scia multiforme, un cane, un cavallo, un uomo una donna, un vento, un monsone, un lampo, un raggio di sole, eran le sfumatore dell'eternità. impossibile dire a chi non ha visto che immenso incontenibile inesorabile tutto apparve lì in cielo, ad ammantarlo quasi per intero, a coprire gli spazi, a vastificarne l'immensità, immenso e lontano e vicino questo inimmaginabile "oltre" aveva d'ogni cosa, sembianze e forme. disse con voce sincera: "mio tutto, mio bene, fratello. mio amore, mio pianto, mia dannazione. possibile mai che mi stai a sentire sol quando minaccio di farti sparire? io parlo, in ogni mia manifestazione, son spirito, dio, reincarnazione, son vita, son tutto, son filosofia, son ragione, son domanda, io sono la via! svegliatevi o massa intatta e felice, voi siete ogni cosa e tutte son finite. ma nessuna è diversa, poichè complementare, voi siete un tutto, non dovete scordare! e allora perchè gli animali festeggiano e gli alberi cantano, e voi miserabili anomali geni, immondi impazziti miracoli, scannate ed urlate e morite di paura? io ve ne do un'altra di opportunità, perchè mi sta a cuore quest'eternità di vita e giocosa malizia, che al divertirmi così mi capite m'aggrada, ma prossima volta, sarò più funesta, alla prossima è l'ultima che incrociamo la strada!"
lanciato ultimatum la terra sorrise, ci fu un gran delirio, ma di gioie condivise. gettaron le armi tutti i paesi, con gensti di pace s'accolse il diverso, e l'api e le foglie, e il sole ed il vento, furono l'unico nostro universo.

lunedì 21 febbraio 2011

R-A-G-E

a volte arriva.
è la rabbia.
la rabbia che sgorga infelice e costante,
come una ferita che non può
fare altro che sanguinare.

rabbia, che gonfia le mani e le guance di notte.
rabbia che lievita, in silenzi
sopita in vecchie paure,
in comportamenti malsani

TUTTI MIEI

è forse tornata l'ora della meditazione...
l'ora della pace, e del colloquio...

venerdì 18 febbraio 2011

lupo

come è fiero
e umile il suo sguardo
che verso il vacuo scruta
ed egli facea ululati
e latrati nella bruma oscura
ch'agli orecchi degli stolti
suscitava feroce la paura
ma d'ululato poco v'è da temer
un canto antico egli dipinge
in notti illuminate dalla luna
che pallida ed immensa si rimira
che l'anima si riempie e si rincora

venerdì 4 febbraio 2011

gocce di miele in un mare di veleno

piano piano..
lentamente...
entra una scintilla bianca...
nel panorama della mia disperazione...
azione!
reazione...
cala la tensione.
sbaglio ancora la punteggiatura io lo so,
non cambierò,
m'illuderò...
m'illuderò...
d'aver trovato il sole in una fiamma...
m'illuderò di essere io all'ennesima potenza...

ma il mondo lo saprà dell'anima mia,
nelle pieghe dell'esistenza,
nella storia ignota ai più,
che un nome non è un nome...
è una porta verso la curiosità

sempre sospeso
in una valle di domande
mentre la notte,
oscura le mie manie,
nella dolce consapevolezza di
andare lontano...

la sincerità...
come terapia,
la verità
come cura per questo pianeta corrotto,
la realtà,
che aggrappata al collo ti fa respirare.

buonanotte

mercoledì 2 febbraio 2011

cose che desidero...

vorrei che l'alta marea giungesse a rapirmi, per farmi annegare.
vorrei che le onde arrivino a sopraffare i pensieri, le paure, e i sedimenti di anni di rifiuti.
vorrei uno sguardo acceso, un penetrante sguardo che trafigga ogni cosa, e che apra uno spiraglio di fiducia e di purezza.
vorrei la fine dell'ipocrisia, l'inizio della sincerità, vorrei la verità, come valore degli uomini.
vorrei che l'armonia spazzi via il lucro, e che l'appartenenza al pianeta diventi l'unica forma di patriottismo.
vorrei l'amore, spontaneo, istintivo, l'amore senza inviti a cena.
vorrei troppo...