domenica 27 novembre 2011

cataclisma

è assodato.
argh, e ringhio.
sto come nella gabbia, sto come con la morsa alle caviglie che mi spacca.

dovrei esser felice.
dovrei, e 'l corpo si lamenta.

è volontà mancata, è freddo.
come vorrei te mia amata nelle braccia, senza parole.

la parola è ciò che ha reso sterile ogni momento.
è assodato, accade è ciclico,
è il cataclisma dell'anima mia.
è lo sconquasso, quel lento trapasso
del corpo che come disciolto in un acido
denso rimane poltiglia di tutto il consenso
che diedi al mio ego che ora diniego e rimetto
dentro al cassetto senza dargli valore.
passano ore a guardare il niente,
pensare che bello osservare quel sole,
che bella vederla la palla sparire dietro le nuvole.

che dietro le nuvole dove va quel sole ce sta er senno che ho perso...

sabato 26 novembre 2011

er decadimento der pianeta.
la lama spaccaventre der passato,
er fiume de sta vita è già segnato,
tocca fluì per letto destinato.

cor fatto poi che l'acqua che ce score,
proviene dai ghiacciai o da sorgenti,
è inutile che poi te metti a core,
er flusso tuo ce l'hanno in mano i venti,

che lasciano cadè tutta sta pioggia,
ch'è fatta de le gocce de sto monno,
e l'acqua che te score dentro ar corso,

nun è uguale mai a quella davanti,
te sgorga da la sera a la matina,
solo acqua nova, e te...
nun sei mai più quello de prima.

giovedì 24 novembre 2011

quella volta...

questa potrebbe chiamarsi: quella volta che decisi di innamorarmi ancora.
erano tempi complessi, niente era certo, e il mondo pareva rinchiuso in una tagliola. era l'autunno, e fuori faceva un gran freddo e il raffreddore non fece fatica ad avvolgermi.
la mia vita è un flusso di coscienza. non c'è niente di lineare, sono pensieri confusi e accatastati in qualche angolo remoto della memoria, ed il presente connota ogni cosa di blu. il colore blu. me l'hanno chiesto proprio l'altra sera, quale fosse il mio colore, preferito! il blu ho risposto, e chi me l'ha chiesto poi mi ha preceduto, dicendolo leggermente prima di me, così a sembrare che io l'avessi imitata, ma no ecco, era concomitanza, era assonanza, era la stessa cosa detta assieme, era... coincidenza.
"quella volta che decisi di innamorarmi ancora"
potrebbe essere un romanzo su come successe, che poi alla fine successe perché era una notte allegrissima, e poi dopo giornate passate a domandarmi che fare, lei mi dice proprio mentre se ne sta per andare che io parlo troppo. lei vuole che io faccia tutto e diriga le redini della nostra passione.
e così quando decisi di innamorarmi di nuovo non lo feci con la smania di catturare, di avere, di possedere, ma iniziai a farlo con la pazienza. con la calma, e senza pensare di stare per perdere il treno.
"quella volta che decisi di innamorarmi ancora" non era come le altre. quella volta era come una grande presa di coscienza, e non c'era ancora l'idea di una storia duratura o stabile. non c'era l'idea, anche se ogni notte la sognavo e sorridevo, sorridevo come un uomo distratto. poi non è che i problemi siano le questioni di emozioni o passioni, i problemi risiedono nella nostra interazione con la società, e quelli di problemi so duri, so tosti, sembrano insormontabili, m mai come quel problema che m'accadde "quella volta che decisi di innamorarmi ancora" io dico che faccio un salto nel vuoto. e me butto!

mercoledì 23 novembre 2011

la ricerca della dignità

devo ridarmi un corpo.
un corpo dritto, forte e robusto.
e devo asciugarmi l'anima, è zuppa,
ma non l'acqua la bagnò, no.
è sudicia di un liquame, verde.

devo ridarmi un tono. decidere.
è nel dubbio che vacillo, e quando scelsi,
e lo feci con rettitudine,
non mi pentii, ed i dolori li mutavo
in gioie.

mentre ora cerco di fare strutture nel vento,
oscillano e cadono, e spesso mi trovo da capo.

prima il mio mondo, poi tutto il resto.
e si prospetta un anno di solitudine.

venerdì 18 novembre 2011

fratello..

hai mai addolcito le tenebre con un bacio melenso?
hai mai sfiorato la pelle morbida per trarne consenso?
e il corpo l'hai mai annusato avendo pensieri funesti?
di saliva e di sporchi strattoni hai soffocato i tuoi sensi?
ti chiamo fratello di sangue e di carne contenta,
ti chiamo fratello, e senza crudeli algoritmi,
e senza morale a far da giudizio, t'accolgo,
senza destare stupore per il tuo tragico vizio.

hai mai sperato nella catastrofe imminente?
sei mai caduto nell'alcol drogato ed inerme?
hai mai taciuto di sofferenze indomite e torve?
sei mai stato sull'orlo di un baratro con dubbi di morte?
ti chiamo fratello di veleni e di gioie mozzate,
ti chiamo fratello, e senza puntare il mio dito,
ti vedo in specchio di luce, ti vedo e t'abbraccio,
senza destare stupore per il caldo che crepita il ghiaccio.

bestiaccia

anima fragile,
profilo sconnesso e parole.
poi di lutto mi vesto intenzioni,
lascivo come carne decrepita,
vivo, come fanciullo.
e di larghe bracciate prendo forza,
e di ampi respiri nell'affogar,
che è pure nuotare,
annaspare per vivere,
cercare, continuamente,
cercare.
fino a che nella gioia pure il lamento,
pure nella gioia il disprezzo,
e come se una malìa potesse recarmi disturbo,
io giaccio, furente e combatto.
combatto.

lunedì 14 novembre 2011

di come a volte l'astio sia l'unico a darmi irragionevole calma

a dir la verità amo più i cani,
che questi abietti esseri umani.

e provo nel disprezzo una dimensione,
che pure se odio forte, mi dà pace.

lo so che sto nel torto, che mi dite tutti
che l'amore e la compassione sono la via
per la redenzione.

ma voi fate di tutto per farvi odiare!

venerdì 11 novembre 2011

a l'arte del verbo e la parola - un solo gesto

l'efferatezza è dolce,
e parole scaltre senza una vera utilità m'escono, e le scrivo.
allora, se fece notte, davanti a na bottija de vino, e tre amici, che come diceva nonna, dio li benedica!
poi la musica se fece dentro sta carne ritmo, e mani impossibili da fermare se fecero armonia.
l'assenza, e la perdizione, alcolici e sigarette, parole, frasi dette e ridette, accumuli di strati sociali.
conservare le passioni, ritrovarci gloria e bene. amare.
sta parola che me viene fori spesso, e che tanto ho bistrattato pè paura.
"amore" che io provo verso l'universo tutto, è rimasta nei valori della vita la più pura.
e qui me sento quasi un fermento, tanto che volessi fa sto giuramento,
de vive con generosità e con diletto, roba che ce scappa un soriso e un vaffanculo a chi me viene de traverso,
e roba che me scappa pure un bacio, o comunque un abbraccio sincero,
perché er monno sta a annà ar cesso senza dubbio, ma è l'unico posto che c'hanno dato pè davero.
che è bello famme i voli dentro ar matto che me prende, è bello ogni tanto nella dannazione crogiolasse,
ma l'anima che ha fame de vive cose belle, non ha da perde tempo a disgregasse,
piuttosto famo in modo de sorride, de prende er buono quanno meritamo de gioì...
ar tempo de scornasse c'è er momento, e basta portasse sto fagotto de bestemmie,
quanno intorno c'è solo d'amà l'altrui diletto.
stasera ve amo tutti, ve amo senza sosta, e spero proprio che dura sto ber tempo,
che s'aricomincia a piove dentro ar core, v'ammazzo senza fa differenze!

mercoledì 9 novembre 2011

nella stanza buia solo un ronzio innaturale.
disordine degli oggetti e dei pensieri.
le luci da fuori: macchie ambrate di unica bellezza
contrastano col grigio metallico di nuvole cariche
nel buio dell'imbrunire.

sabato 5 novembre 2011

l'arancione

io 'n cio sò se è corpa der tubetto,
der pigmento che ce metto,
de la mescolanza tra quer giallo
e l'artro rosso, ma quanno sarta fori
l'arancione, non solo c'è 'n tripudio
de passione pe sti occhi, ma pure
er naso pija e ce gode, che dentro
ar setto raffreddato, passa 'n filo
de profumo confortante, me ricorda che
co' tanto de pennello posso prenne
st'animaccia mia affollata, e capisco
dopo avella bistrattata, che m'a posso
spennellà sopra na tela, carmo e fiero
manco fossi micolangiolo o raffello.

rotaie

quando sono in macchina,
il mio culo viaggia veloce ma immobile.
a 50cm da terra.
quando viaggio in treno tutto è più bello.
non conduco, se voglio mi alzo. mi sposto,
ma non è spostare il mio culo.
si spostano gli arti e i pensieri.
sarà colpa del pneumatico,
che ammortizza la distanza senza stridere vero,
come la rotaia della realtà.

frangette

analgesico estetico.
il taglio degli occhi, ed in testa:
frangette.
ventate, freddissime e pioggia.
imperversa, senza richiesta.
catene, lucchetti alle mani.
dolori lontani.
ancora sporchi di perdute lanterne,
ancora al buio privati dai fuochi.
niente è più bello della nostra verità.