martedì 28 febbraio 2012

il bardo e l'assassino

acquattato nell'ombra risiede l'uno,
l'altro invece il verso gli fa.
è un gioco a nascondersi, per non 
trapelare indizi d'identità.

sia l'assassino che il bardo stanno
dentro all'ampolla della verità.
mai nessuno li ha visti insieme,
mai nessuno li vedrà.

armati di lame e sonagli stridenti,
si lanciano in folle contorte,
e dove l'uno racimola festa,
l'altro colpisce più forte.

e quello che ride si strazia,
e quello che uccide lacrima,
entrambi ignari della disgrazia,
d'esser la faccia di una medaglia.

l'uomo delle risposte

- driiiiiiiiin, driiiiiiiiiiin...
- pronto?
- pronto, uomo delle risposte?
- sì sono io cosa desidera?
- volevo proporle un piccolo quesito...
- mi dica pure.
- allora: per fare in modo che la tua vita sia libera e felice l'unica cosa che puoi fare nella società occidentale è detenere un certo potere di acquisto.
- sì ha una logica...
- no ma mi faccia finire ho appena cominciato! allora stavo dicendo... il potere di acquisto si raggiunge lavorando, ma il lavoro nel 90 percento dei casi è una schiavitù. quindi per ottenere la tua libertà devi renderti schiavo.
- sì è sostanzialmente vero quello che dice...
- uomo delle risposte, per favore, diamoci del tu.
- va bene.
- io mi chiamo Riccardo, caro uomo delle risposte, te ce l'hai un nome oppure devo chiamarti sempre "uomo delle risposte" non ce l'hai un diminutivo?
- puoi chiamarmi come ti pare...
- non mi fido di chi non ha un nome.
- chiamami asdrubale.
- ma non era più facile mario?
- e allora chiamami mario.
- no, no, asdrubale va benissimo... vabè, asdrubale, stavo dicendo che non è normale che per essere liberi uno deve diventare schiavo. gli animali non fanno così.
- ma noi non siamo animali. abbiamo l'intelletto!
- asdrubale! a maggior ragione! proprio perché abbiamo l'intelletto dovremmo perseguire un metodo sostenibile per la popolazione mondiale, un modello lavorativo stabile che garantisca meno usura e più libertà all'individuo. senza dover per forza badare alla superproduttività.
(asdrubale sembra parlare con altra gente, gli si sente mormorare "altro utopico" - "intercettate la conversazione")
- certo, certo Riccardo... sono d'accordo con te... ma da dove mi chiami?
- da Roma.
- ah ecco da roma (si sente farfugliare "squadra di contenimento" - "azione immediata") e che lavoro fai?
- bhè veramente sono disoccupato. aspetto il sussidio di disoccupazione dell'inps, ma si sono attardati, e quindi è da novembre che non percepisco paghe di alcun genere...
- ah ecco, ci dispiace moltissimo... ma ora noi potremmo aiutarti.
- come noi? ma in quanti siete?
- eh qui è una redazione... ci sono moltissimi uomini delle risposte a questo call center.
- ah quindi anche voi siete un call center?
- sì mio caro Riccardo, cosa ti credi che esista un uomo delle risposte per tutti? sarebbe una cosa impossibile da gestire. immagina le attese.
- scusa asdrubale, mi stanno suonando alla porta...
- lo so Riccardo... lo so.... (sghignazzo)

- Fine -

sabato 25 febbraio 2012

saturday morning - headache

è facile smentire le anguille.
lo dico sempre al mio amico cuscino.
inutile che stai a guardarti allo specchio,
alla fine ci troverai solo una strana controfigura di te.
assolutamente plausibile.
si muoverà come te, e ad ogni movimento, lui ti imiterà perfetto.
e non è un gioco di interpretazione, né di velocità.
il mio amico dai capelli artistici è ancora davanti lo specchio,
cercando di muoversi più veloce del riflesso.
"prima o poi lo frego quello stronzo"
ho paura che ci morirà lì davanti.
perché ognuno fa della sua vita ciò che crede sia più utile o nobile.
lui cerca di fregare il suo riflesso.

è utile saper smettere di sognare.
stanotte avevo a che fare con un sogno interessante ma anche banale.
e mentre sognavo pensavo è un sogno. ma non mi devo svegliare, devo verificare.
e le scritte non si facevano leggere, e i discorsi erano ridondanti.
e il mio amico stava di fronte allo specchio, ed era più veloce del riflesso.
allora sì, era un sogno.
mi hanno sparato nel sogno, e la spalla mi fa male tutt'ora.
dev'essermi rimasta una scheggia di sogno dentro.

la musica mi sorprende. si verifica, o si riverifica, la constato,
lei si palesa, quasi sembra che venga da me. dalla radio, perfino dalle
suonerie. e dalle mani, e dagli strumenti suonati male.
comunque, passa, ripassa, e mi strapazza. bene, sempre bene.
e rock the casbah, ed anarchy in the uk, e i talking heads,
e i police, e heartbreaker, e gli stranglers, e poi dovrei cominciare
con una sequela di suoni, graffiate di chitarra, rullate, e slap bass...

ho capito, ho capito, buona giornata...

venerdì 24 febbraio 2012

perepè qua qua fri fri

parole in mutamento, passa il tempo e sono lento,
me ne vado sonnolento verso il letto e son contento.
gioco sempre con la vita, gioco fino a che è finita,
gioco sempre sta partita, che da gioia che è infinita.
aggiusto lesto le sillabe sibilanti che sgusciano,
strusciano, sbiascicano il testo, lo prosciugo con un gesto,
senza affanno e mai molesto io rinciampo dentro al mesto
dondolare dell cose moribonde. le due sponde di quel lago
che protendono a ponente, sono un ago che mi cuce
le tonsille nella gola e mi fa dire proprio niente,
mi rinasce quella voglia, quel timore desolato
d'esser principe financo a dir un re o un soldato,
un tristo condottiero, un bardo un cantante,
un pittore forse ancora, o un poeta dondolante,
una liscia biscia striscia e serpeggia fresca e lunga,
e la mente si disgrega in fraseggi si dilunga senza troppi
senza sensi, con la caccia dei consensi io sto qui a dirvi un po'
tutto e a regalarvi tutto il niente, della pallida, demente,
circostanza del poeta, dell'artista, del creativo,
che se aumenta ancora un poco tutta sta nomenclatura,
si dimentica ben presto che è uno schiavo di natura.
parapà que que gni gni, firulà pre pre, tri tri.
io li amo i suoni scemi, io li adoro: son felici!
è che il lor dir tutto e niente, me li rende tanto amici.

lunedì 20 febbraio 2012

nel regno dei ragni

nel regno dei ragni non ci sono rogne.
tutti zampettano allegri e felici.
nel regno dei ragni non hanno facebook.
e non hanno questa smania connettiva,
nel regno dei ragni c'è un re, il rerragno.
ha una stupenda corona tessuta di bianco filo di seta,
è crudele e magnanimo,
e delicato e velenoso.
nel regno dei ragni non ci sono i bagni.
non ci sono i salotti, le camere,
i letti,
non ci sono gli amanti nel regno dei ragni.
è tutto un taglia e cuci nel regno dei ragni.
e nessuno si sbaglia a fare le tele.
il regno dei ragni è un regno di sarti.
centinaia di fili vengono tessuti, 
centinaia di tessuti vengono affinati,
vestiti stupendi mi farei fare,
da una ragnetta gentile che mi sappia amare.
da una ragnetta premurosa, dalle zampe pelose,
che mi sappia accarezzare.

domenica 19 febbraio 2012

coriandolismo estremo

devo comunicare. comunicare, comunicare, comunicare.
con le virgole ,,,,,
con i punti .....
insieme ;;;;
mi tremano le mani. le gambe.
ah mi tremano.
e canto long train runnin'
e per scrivere runnin' uso gli apostrofi ''''''''''''
ah, come amo gli apostrofi.
me li porterei a cena fuori.
offrirei loro un'insalata di congiuntivi e congiunzioni.
glieli offrirebbi volentieri.
volentierei cambierebbi i canali.
violenterei i canali.
canali canili.
meglio i cani, delle tv!
esclamativiiiiii !!!!!!!!!!!!!!!!!!
li preferisco agli amici interrogativi ??????????
ma non era una domanda! era un'affermazione?
era un'affezione dell'affiliazione alla punteggiatura.
punto punto punto punto punto
tutto procede come un puzzle.
pezzi di puzzle che metto incastrandoli e dicendo: "ah questo va qui!"
le virgoleeeetteeeeeee """""""""""""
un mondo di virgolette """""""""""""
mettiamo le virgolette a tutto, così tutto cambia senso.
si chiamavano militari, ora si chiamano "i nostri ragazzi"
si chiamavano attacchi, ora si chiamano "assalti terroristici"
e proprio non mi va di fare una lista piena di cliché,
ma fateci caso!
cliché ééééééééééé
accenti, accenterei come i francesi,
le parole e le vocali.
inizìerei ad àccentare le parolè.
punto, punto e virgola, a capo vò e non torno più - 
ù

- Natural Dementia - 

lunedì 13 febbraio 2012

procrasty-nation

domani mi segno in piscina, eh sì!
da domani si cambia, domani è lunedì.
da domani, mi cerco un lavoro! avoglia!
domani smetto di fumare, e vado a correre!
sì, sì, domani mi sveglio presto.
domani rimetto a posto la stanza e cerco quei fogli di quel progetto...
da domani inizio a fare volontariato, sì è bello, mi serve, è utile...
domani poso la macchina e prendo i mezzi,
da domani smetto di comprare le marche che fanno test sugli animali,
da domani mi informo di più, mi rendo attivo nella lotta sociale,
da domani imparo il francese,
da domani smetto di bere!
da domani basta con le serata a parlare di tutte e di niente,
da domani non mi ficco in più in queste storie contorte,
da domani, sicuramente, mi sistemo i capelli! ah sì! per forza!
da domani solo due caffè al giorno.
da domani vado in piazza, e faccio valere la mia voce,
da domani entro in politica, per cambiare veramente le cose dall'interno,
domani sicuramente finisco quel quadro...
domani sicuro sistemo i miei scritti gli do una forma, un senso...
domani mi cancello da facebook! non mi serve a niente,
domani, domani... ma che ore sò? le due e un quarto...
ma sti cazzi, tanto domani non c'ho niente da fa!

domenica 12 febbraio 2012

ordine, intuizioni, e poi una filastrocca

l'ordine ha una maniera non riuscita.
è casella,
è metodo,
è viti e bulloni perfetti,
disegnati dall'architetto,
disegnati dall'ingegnere,
disegnati dai numeri,
designato quest'ordine alla sua innaturalezza.

l'ordine ha degli schemi ben riusciti,
fino a quando il caos, e il caso
suo anagramma, incombono,
subentrano.
nel caos non c'è regola, è astrazione duratura,
che mescola la scienza e la natura,
sotto le spoglie di assioma,
come la nave dentro la bottiglia,
resta fermo e incasellato quel natante,
con le vele senza vento non arriverà distante.

c'è la regola alfabetica, la regola monotona,
c'è la regola del fischio lungo stupido e bugiardo,
c'è la regola dell'altro sempre ignavo e un po' codardo,
c'è la regola del vero, e della sua negazione,
c'è la regola al diverso e alla discriminazione,
c'è la regola del male, come solo una sciagura,
c'è la regola del giusto, che va un po' contro natura.

c'è il regolo e il regolame, che accomuna gente mesta,
ad un sordido pollame, con la vita viceversa,
senza grosse aberrazioni, l'uomo è macchina perfetta,
con il fegato e i polmoni, e la sua postura eretta.

con le viscere infiammate,
con le palpebre assonnate,
con il cuore crepitante,
con le ossa surgelate,
con le mani sempre in mostra,
con la mente fuori posto,
con la bocca che vorrebbe,
con il corpo che fibrilla,
con il naso che vacilla,
sente odori a più non posso,
sente l'aria che si tinge
con il rosso tinto addosso,
è furente, è tanto strano,
figlio di animo malsano,
figlio di un altro cliché,
vivo chissà poi perché...

venerdì 10 febbraio 2012

when we all shine on...

succede che nevica. ormai è di dominio pubblico, è di dominio pubblico tutto oggi come oggi, le tue manie, le tue perversioni, le tue defezioni, i tuoi difetti, la tua sintomatica voglia di non fare un cazzo, tanto che alcuni stanno lì a sollecitarti, ma fai così, no fai cosà...
e io ascolto istant karma... when we all shine on... like the moon and the stars and the sun...
poi c'è anche il fatto che fa freddo. e anche se i miei piedi sono blu, e non so proprio come fare a non alzarmi a scegliere di mettere dei calzini, se non di lana, almeno di spugna, se non di spugna almeno di cotone, se non di cotone... almeno calzini.
when we all shine on... like the moon and the stars and the sun...
allora immagino e scelgo dei metodi a caso per suicidarmi: sdraiarmi sull'asfalto attendendo la neve. poi magari arriva qualche audace spalatore che mi trova congelato e crede che so un fossile, o un uomo preistorico.
oppure non copro i miei piedi blu e aspetto un embolo che si prenda sto corpo annoiato. oppure non so, sono sei piani qui... me lancio dal balcone... certo, sarebbe bello se me lanciassi e invece de precipitare come uno s'aspetterebbe, cominciare a salire... e diventare un puntino rosa nel grigio di questo cielo che promette neve di nuovo, ma me sa che stavolta je dice bene a roma, e non ci saranno candidi fiocchi a rallegrare la nostra insolita serata di palle di neve e palmi delle mani viola per via del freddo.
ma non m'ammazzo... no... mamma te che leggi sempre il blog, stai tranquilla...
no perché dopo me chiama terrorizzata chiedendomi se m'ammazzo davvero...
when we all shine on... like the moon and the stars and the sun... and the moon and the strs and the sun...
ma quando è che splenderemo insieme? tutti quanti? come diceva pure il caro serji tankian: "when i became the sun i shone life into the men's hearts" - che se splende uno in pratica, iniziano a splendere tutti. lo credeva pure il caro gotama... che luminoso e bello splendeva e splendeva...
e poi ce starebbe pure qualche morrison sperduto che stava lì "waiting for the sun"... aspettiamo tutti un po' di luce, sopratutto quando sei torvo e dannato. quando l'anima è in panne, con la bufera intorno, quando credevi di amare la vita, e quando credevi che eri il migliore, e poi credevi che eri il peggiore.
poi ci sta pure il fatto che a fasi alterne la fiducia degli altri svanisce, si dissipa. e sei come la foglia al vento. un giorno sole, un giorno neve, un giorno libeccio, un giorno bora, un giorno tira un vento così freddo che manco c'hai la forza di tremare. e i riscaldamenti spenti. perché? perché sò arrivate 180 euro de bolletta... e trovati un lavoro dice quello, cercati un altro call center. leggi qualche riga prima piuttosto...
è successo che ho buttato anni de vita e de opportunità dentro agli uffici. poi te credi che la giacca e la cravatta siano la soluzione. buongiorno buonasera, sissignore faccio come dite voi tutte le volte. volete infilarmi una mazza nel culo? ma certo fate pure!
io così non ci divento!
piuttosto mi azzardo a dire che oggi no me ne frega un cazzo di vivere, e proprio quando mi sento più stronzo e solo e asciutto come un'aringa sotto sale, prendo e scrivo, e se scrivo sono vivo, e respiro. allora i piedi blu li metto meglio sotto le coperte. e vedrai che l'embolo non parte. e poi per morire sotto la neve, posso attendere altri 27 anni, alla prossima nevicata a roma. e di volare in cielo proprio non mi interessa.
when we all shine on... like the moon and the stars and the sun...
when we all shine on... like the moon and the stars and the sun...
when we all shine on... and the moon and the stars and the sun... and the moon and the stars and the sun...

mercoledì 1 febbraio 2012

il nuovo mondo

curva, curvando la tela. e la mela e la vela lontana.
lontana la vela mi soffia nel vento e scontento rimango scoperto.
l'america! disse quel tizio seduto sul palo che vede lontano e che mai parla piano,
la mela la vela e la santa miseria, la nave il vento e l'equipaggio tutto,
mi misero addosso la paura del brutto, del vecchio, del nuovo, di tutto un grande frastuono,
oibò marinai gettiamo le ancore, arrotoliamo le vele, arrotondiamo le lame e srotoliamo bandiere.
andiamo per terre nuove a scoprire genti sincere, a vendere loro dei nuovi sorrisi, a fingerci dei.
andiamo a rubare la vita, andiamo col nostro intelletto lì dove tutto è protetto da madre natura,
e non c'è pistola, non c'è cannone, non c'è contratto.
ci stanno soltanto uomini liberi, che vagan la terra con maestria felina, che solcano i fiumi su giunchi incordati,
che mangiano foglie, che curano i mali, pregando gli spiriti, venerando animali, ricordando che il mondo non è una pensione, della quale ti disfi col letto sconvolto.
non siamo il padrone, siamo i suoi figli, che proliferati come conigli l'abbiamo negata, stuprata ammazzata, violentata, lacerata, e infine dimenticata.
la terra,
la terra,
la terra!
urlò quel mozzo, arrampicato sul gozzo, che vento lo colga e che cada di sotto!