venerdì 23 gennaio 2015

chissà perché

ora, adesso, chissà perché,
le rime che andavano forte
mi restano in gola e non escono,
chissà perché.
c'è un parolibero me che vorrebbe sapere il perché.
ma questà parola che va in assonanza con tanti cliché,
non ha risposta e resta il mio "chissà perché".
chissà perché l'insoddisfazione
ha sempre meglio sulle persone,
chissà perché la rabbia viene presa
come unica arma di difesa,
chissà perché le vie della calma,
si trovano solo quando si è salma.
l'ipocrisia,
la falsa faccia,
il potere,
il denaro,
la brama,
son sempre le risposte.
ed io che son diverso,
mi vesto di sapone,
mi faccio scivolare il male,
e tiro dritto verso l'obiettivo.

lunedì 24 novembre 2014

il bel danubio blu

su quel danubio blu, non ci vado più.
quando queli fiume fluì lì, nella valle dei perché
e io che anziché domandarmi perché
volevo un bignè.

farmi la doccia e ridere di te,
senza preoccuparmi dei cliché
degli uomini seri e delle ribellioni,
perché a me parevan tutti quanti dei coglioni.

il bagno nel danubio me lo son fatto allegramente,
cecando di abbracciarti teneramente,
cercando un motivo più che latente,
ma la felicità era cecità e non mi tolsi mai quel dente.

allora sono tornato a casa con un pugno di niente,
e poco prima di tornare a casa incazzato e deludente
t'imposi quel bacio senza cortesia
e ce ne andammo via.

venerdì 25 luglio 2014

l'orologiaio

non so perché.
non so come quel giorno mi ritrovai in quella fumosa città, fatta di pareti di pietra, e strani negozi di antichità e vario genere di chincaglierie.
quasi a farsi un luogo di turismo d'altri tempi.
mi rotrovai in quell'oscurità aliena eppure familiare, tanto da conoscerne gli anfratti e le viuzze.
mi incamminai nella via ovest, e lì in una discesa all'angolo di una curva: la scalinata repentina che portava al negozio dell'orologiaio.
appena varcata la soglia, con titubanza ma conoscenza, udii un suono che mi fece sobbalzare.
al solo pensiero dell'idea che esso mi generò tutt'ora rabbrividisco.
il ticchettio...
il ticchettio era completamente sfasato.
ognuna delle decine di orologi andavano con un ticchettio.
il ticchettio....
incontrollabile, continuo, contagioso, con tachicardiche cantilene continue e cu cu.
sveglie trilli, suono sgraziati ed ognuno con il suo carattere, e il suo conteggiare.
l'orologiaio un tipo composto nel suo saio bianco e gli occhialli appoggiati alla testa. il naso aquilino e scaltro ed un viso affilato come la coscenza, mi diede il benvenuto.
capivo allora che l'orologiaio possedeva questo suono.
suo era il ritmo, suo era il tempo, la fase, il continuo scattare di contasecondi, l'eternità, la notte e il giorno, la vita, la morte.
comprendendo tale dono sovrumano chiesi lui candidamente, con l'umiltà che si riserva agli dei: "perché?"
ed egli sorridendo senza dubbio proferire confessò: "mai sentita una musica più bella?"

mercoledì 25 giugno 2014

lividi

laccati il tuo cuore,
smaltati il sorriso.
aggiustati i capelli
e vaffanculo in paradiso.

tifa la tua squadra,
pesta quel barbone,
dai il voto a quello stronzo
che hai visto in televisione.

compra la tua strada,
guadagnati la vita,
lavora come un mulo
fino a che non è finita.

ammazzaci il pianeta,
deturpa la natura,
vederti sulla forca
sarebbe la mia cura.

domenica 22 giugno 2014

la gang dei gatti

la gang de' gatti ne conta ducento:
c'è 'r monco, 'o storpio, er lesto ed il lento,
er bello, er roscio, er rozzo, er malato,
quello tigrato, quello appena nato.
ha disseminato 'r quartiere de fiji,
la gang de strada tra baffi ed artigli,
s'arruffa, si azzuffa, s'inzeppa, s'incazza,
non conta la stazza, non conta la razza,

poi tra 'na zampata pè scherzo o pè furia,
se sdraia sur prato in totale goduria,
tu passi, e li guardi sull'erba, sbracati.
co' l'occhio sornione appena accennato,
mentre che cori tutto trafelato,
e pensi alla vita che fanno loro,
a noi le rogne e a loro er decoro,
noi manco un minuto per il ristoro!
er felino all'omo l'ha già cojonato,
cor fatto che è dorce, è carino, è aggrazziato,
tutte le gattare ha presto stregato,
che donano amorevoli cibo e carezze.

mentre pe' l'omo sortanto amarezze.
poi loro se leccano tutti contenti,
e tornano a fare l'amore sui tetti,
la gang de' gatti c'ha già dimostrato,
che er monno è 'na pacchia, er monno è na pace,
basta ogni tanto da esse capace,
de chiude 'n po' l'occhi, sdrajasse a sto sole,
de chiude la bocca, e smorzà le parole.
miao

sabato 5 aprile 2014

capitolo I

stavamo sulla nave tutti insieme,
sdraiati, silenziosi,
e la paura, insieme all'ambizione,
puzzava.
risaliva da sotto coperta, lo scricchiolio,
le corde, i piedi nudi dei fratelli alle bombarde.
e sulla prora gli angeli ribelli, coi moschetti.
dalla vedetta un urlo era già giunto vittorioso: Spagnoli!
il ragazzino che abitava la garitta dell'albero maestro, scrutava l'orizzonte tutto il giorno. Il capitano aveva disposto una ricompensa a chi avesse scorto per primo la prossima preda.
Dopo l'urlo del piccolo portoghese il silenzio era calato sulla nave ed ognuno di noi bocconi sulla coperta attendeva un cenno del nostro capitano.
Ad udir l'urlo dell'avvistatore, il capitano Clayton uscì dalla cabina proprio mentre faceva per rimettere il cappello, e a stringersi la cinghia ben serrata intorno alla vita. Tre coltelli pendevano e nient'altro. Il passo veloce e leggero del capitano riecheggiava sul ponte e tutti gli uomini al moscheto e alle colubrine caricavano silenziosamente i loro ferri francesi.
Nostromo Higgins, fedele cane bastardo, porge subito il cannocchiale al capitano che scrita l'orizzonte, nel punto in cui il piccolo portoghese, Jaq, indicava tremolante con la mano.

- continua... -