lunedì 23 aprile 2012

divertimenti

venghino signori!
divertimenti!
menti, se dici che t'annoi e t'addormenti, mentre su divani succulenti, le genti suggono da calici traboccanti, vini e bollicine assai frizzanti, e fanno tutti quanti i complimenti.
divertimenti!
state tutti insieme ben contenti, nelle foto in posa da dementi mostrate i denti, come mascherine, senza personalità.
divertenti, vi sentite divertiti e mai scontenti, che esser tristi è vergognoso, se sei triste sei pericoloso, rischi di far pensare tutti quanti, al fatto che c'è poco da esser giubilanti.
ed ogni sera una festività, ed ogni giorno una sorpresa e una novità, e quando si esce? quando si va?
quando partiamo per l'aldilà?
pure nel mondo dei morti si è sempre giocosi, e risorti!
anche nel mondo dei vivi, con questi idioti iperattivi.
e nella televisione, mai un momento di riflessione,
e per le strade, persone assai di corsa e indaffarate.
irrequietezza, smania, velocità.
voracità sovrana d'emozioni.
placare a stento le voglie e l'intenzioni,
drogati! assuefatti ai vizi. viziatissimi e giocosi.
come dei cani giovani, impertinenti e scemi,
crediamo invano d'essere l'evoluzione,
ma stiamo diventando un'aberrazione
della nostra innata, animalità.

l'incoerente

sono incoerente. sono la sostanza inconsistente di un pensiero che repente prende il sopravvento ma è latente, e non resta permanente.
non c'è convinzione, poiché le mie opinioni, sono mutevoli come l'esistente. ed è inutile che sgrani gli occhi e mi dai dell'incompetente, che come incoerente, mi permetto di sapere un po' di tutto e un po' di niente.
ho preso la patente per guidar l'inesistente, e quando volo coi pensieri, tu resti a terra e mi guardi con la faccia da demente, perché non sai librarti, perché non sai cos'è il presente.
t'arrabbi se non faccio cose esatte, e t'aspetti che il mio gesto sia evidente. perché come ogni istanza della gente, richiedi che il reale sia palese, senza capire che nel gesto taciturno di un bastardo dissacrante, si nasconde un sincero gesto autentico e potente, che s'accolla tutto il peso della verità.
incoerente, tacciato d'esser pure inconcludente, inaffidabile forse e pure irriverente, che piegarmi innanzi al luogo comune m'è pesante. preferirei spogliarmi e fustigarmi che fare come te e banalizzarmi.
parlando a voce grossa di cose già sentire, di lagne, di proteste inaspettate, per azioni non dovute e reclamate.
fa sembrare che il dovere sia presente, e che in coscienza il preconcetto di coerenza sia come un compromesso per la banalità.
se dico e faccio, o non dico e taccio, o non faccio e dico, io lo faccio, ma io lo dico, e come dico io, lo faccio. non che dici fai e io poi faccio, che è meglio che taccio, altrimenti di bocca io ti caccio quel sorriso sempre idiota, che dovrebbe esser deriso, tanto è privo di serietà. banalità, più paura mi fa, di un'idea che cambia, di un ciclo che finisce, come luna che sparisce, e quando riappare cambia idea e ti stordisce.

venerdì 20 aprile 2012

haiku per f

occhio vispo,
sorriso aperto.
un minuto di smarrimento.

- v -

catastrofica.
la mia amica atomica.
sempre lo nomina,

il suo grande amore,
durato almeno
trentadue ore.

cosa mai turba,
la turbolenta bionda?
che l'amore bussi e si nasconda?

sabato 14 aprile 2012

re-iter-attivo

la stanza, la luce e la serranda.
mezza chiusa, mezza aperta.
questione di ottimismo.
la luce, che filtra, la maglietta.
è sporca.
domani la faccio.
domani.
la lavatrice dico.
domani.
la stanza.
è fredda, la maglia, è sporca.
c'è odore.
odore di uomo e di donna.
sorrido. la stanza è sporca.
fa freddo, mi vesto, il caffè!
la moka. la moka.
aprire, svitare, riempire, girare, accendere,
fiamma, flambè, il caffè, olè, il caffè.
biscotti.
biscotti. sei, sette, otto, nove, troppi.
caffè.
con latte?
con latte.
una punta. la macchia, caffè. con la macchia.
macchina.
parcheggio, trovato, dov'è?
macchina, auto. auto da fè.
sì, macchina, cambio, pedale, frizione.
frizione, frizione! l'acceleratore.
il traffico.
prima, seconda. parcheggio.
caffè.
buongiorno.
quant'è?
prendi il giornale, lo metti in borsa perché?
aprilo leggilo.
lo metti in borsa. lo nascondi perché?
c'è chi la pensa diverso da te.
giornale, giornale.
buongiorno lavoro, buongiorno persone.
persone, persone, ancora.
gente, clienti, utenti.
buongiorno. ha fatto già colazione
(io di nascosto) "ho fatto l'amore, ho fatto l'amore!!!"
ha preso il prodotto? ha provato la demo?
hai fatto quel test? lo venderemo?
hai visto in tv? hai visto che scemo?
ahhahahahah che risate, ridiamo davvero.
ridete, ridete...
io pranzo.
da solo.
asciutto. smontato.
ripeto. ancora, la vita.
ritorno, la sera. la prima, seconda, la terza. parcheggio.
la cassia, il raccordo, la tangenziale. le luci, la pioggia.
ripiove. tutto s'allaga s'intasa.
parcheggio. le chiavi di casa.
la doccia. la cena.
tv, una preghiera.
la notte, s'aggiunge alla lista, col sonno e col letto.
un sogno, contorto,
io e un parapetto.
faccio un carpiato perfetto.
mi sveglio?
mi sveglio!

martedì 10 aprile 2012

anima a remi

non cadete pure voi nell'ombra.
non cadete dentro al buio!
il buio è una tenaglia, che afferra le budella,
fa del corpo una ferraglia, e il cervello coi
pensieri si riducono a brodaglia, manco tanto bella.

putrida e fumante, questa zuppa di rancore,
è scurastra e maleodora di un fetore che
conduce i sensi a spasmi incontrollati.
fa schifo! è fatta di orgasmi mutilati,
facce tristi e un po' banali. è fatta di discorsi
ascoltati e mai ferocemente contrastati,
come vorrebbe il corpo, come vorrebbero le mani.

se dessi retta al buio, strangolerei persone,
le condurrei al patibolo senza rimorsi o compassione.
farei il boia spietato e dentro a un carro aperto,
girerei come monatto fiero, libero e contento,
d'aver racimolato carne putrida. come il loro
verbo. decomposto di parole senza senso.

io che sto nell'ombra, parlo poco, non m'addentro,
in quei discorsi morti. capovolti, mille volte
già sentiti, liti, beghe e cicatrici, fra gli amici,
fra i parenti, fra le chiacchiere del volgo, fra le luci,
sopra i palchi, dentro a mille palinsesti,
la catastrofe!
e pensieri di rivolta che s'affacciano funesti,
il millennio che finisce,
profezie malsane e antiche, che vengon scomodate,
per alzare i prezzi delle cose inanimate.

io desidero la voce solo per parlare vero.
il mistero. e poi il silenzio. la pazienza. e poi l'azione.
sono pieno di rancore verso tutte le persone che
la bocca usano male e così anziché tacere,
si divertono a parlare, a blaterare,
ma che avrete mai da dire,
pure io che parlo troppo, mi costringo all'ermetismo.
mentre blatero di un verbo che è fin troppo vilipeso,
taccio, e spero proprio tanto di non essere compreso.

mercoledì 4 aprile 2012

a new job

operatività assente.
muovo un arto. manca l'olio.
cigola.
gira il collo. si svita, cade la testa.
rumore sordo sul pavimento.
mi guardo da terra:
il mio corpo contento
ancora saluta.
il braccio che stride,
ha ancora la giuntura semovente.
saluta i passanti e la gente.
un manichino morto che ride.