martedì 22 maggio 2007

Riscoprire\riscoprirsi

Sono le ore 1:49 del 22 maggio 2007.

In questi giorni sono stato letteralmente investito da decine di emozioni diverse. Ho avuto il piacere di rivedere alcune persone che non vedevo più da anni. Un piacere inversamente proporzionale al contesto in cui ci siamo ritrovati purtroppo.
E' successo qualcosa, in questi giorni che aspettavo da quando facevo le scuole medie. Ho ricevuto un abbraccio particolare. Ho ritrovato persone con cui confrontarsi è bello, entusiasmante, piacevole. Sono stato parecchio tempo a chiacchierare profondamente con un amico, e mi accorgo che è tale perchè la confidenza che avevamo lasciato 5 anni fa si è ripresentata intatta e intaccata dal tempo. Ho attraversato con loro, in questi giorni, ore di tristezza, ma anche di risate. Delle risate così vere che non mi ricordavo più da dove stessi venendo, e che cosa avessi fatto in tutto quel tempo che eravamo stati lontani.

Sono fortunatissimo.

martedì 15 maggio 2007

Lo scaffale delle foto

E' stata una notte dura.
L'ho letto negli occhi di Stefano.
Lo vedo nelle lacrime di molti.
Lo sento nel vuoto che mi prende.
Andrea è altrove.
A me il paradiso non mi consola. E credo con una certa dose di amarezza che tutto finisce. Il paradiso è una consolazione. Una consolazione di fronte ad una rabbia enorme. Perchè non era il momento, non è giusto.
Riapro il mobile delle foto, per ritrovarci la sua faccia. Trovo solo una foto di gruppo, e rivedo sorridenti e bambine, le facce che non ho più visto per un pezzo, e che ho rivisto oggi, dopo tanto tempo. Quelle facce mi ricordano chi sono stato, da dove vengo e chi sono. Mi fanno riflettere sulla vita, mi fanno capire dov'è che ho cominciato a fuggire. Mi fanno capire che dietro di noi c'è un cammino che non possiamo rinnegare, anche se lo odiamo profondamente. Perchè fa parte di noi.
In quelle foto siamo tutti sorridenti, al contrario di oggi.
Non ho parole, un incapacità di capire e accettare mi chiude la gola e non mi fa gridare la rabbia che ho in corpo per questo scempio.
Andrea era tra le persone più buone che abbia mai conosciuto, e solo per questo la sua vita non meritava di spezzarsi così.

Ciao Pizzi...

lunedì 7 maggio 2007

Dio e Mariano - La vecchiaia è una brutta bestia...

Un uomo di quasi ottant'anni camminava in un soleggiato pomeriggio d'autunno. Indossava un pull-over rosso, un impermeabile marrone, in tinta con i pantaloni. Aveva un cappello grigio ed un bastone che gli conferivano un'aria elegante e disinvolta.
Erano le sedici.
Il vecchio, che soffriva di artrite deformante, aveva un accenno di gobba e le mani lunghe e ossute. Aveva inoltre un dolore al piede che non lo lasciava mai. Per questo il bastone!
Si mise faticosamente seduto su una panchina, producendo un rumore sofferente, seguito poi da un sospiro di sollievo.
Guardò in cielo.
Il sole era una palla viva che scaldava appena l'aria fresca di ottobbre. Da dietro una nuvola spuntò un uomo che pareva molto più anziano di lui, con le stesse rughe, ma senza lo sguardo di rassegnata sofferenza che aveva lui.
"Salve!" Disse il vecchio affacciandosi dalla nuvola.
L'anziano signore trasecolò sulla panchina e si guardò intorno. Incredulo poi, si indicò, chiedendo senza parlare se si stesse riferendo a lui.
"Si, dico a te!"
"Salve." Fece il vecchio sulla panchina alzando il cappello. "Come va la vita?"
"Eh... come va... si campa. Un acciacco oggi, un dolore domani."
"Ma non rinunci mai alle passeggiate!" In quell'istante il parco pareva un quadro di Renoir. I colori si fondevano in un tutto perfetto.- Mi piace camminare. Non riesco a starmene in casa. Prima passeggiavo sempre con mia moglie.
"Lo so, lo so."
"Ma lei..." Insinuò il vecchietto incredulo.
"Lei è chi credo che lei sia?"
"Dipende. Comunque puoi darmi del tu."
Il vecchio stette un po' perplesso poi disse con un po' di vergogna: "Tu sei DIO?"
Il vecchietto tra le nuvole fece una risata gioviale. "Diciamo che in molti mi chiamano così. C'è chi mi chiama in molti modi, ma alla fine sono sempre io."
"Ma perchè mi parli? Sono morto?"
"No, non sei affatto morto."
"Allora morirò presto?"
"Non ancora."
"E allora perchè?"
"Vedi. A me piace parlare con voi, di tanto in tanto. Alcuni di voi sono meravigliosi, altri invece... Ma tutti i figli sono belli agli occhi di un padre."
"E' vero! Io ho tre figli: una è avvocato, un altro lavora all'estero, e uno invece è ancora a casa. Ma io voglio bene a tutti alla stessa maniera."
"Ti capisco vecchio mio."
"Certo è dura, capire, accettare. Ma che ci vuoi fare."
"Anche io ho alcuni figli che mi hanno un po' deluso, ma io gli darò speranza fino alla fine."
"Senti Dio. Volevo farti una domanda. Posso?"
"Certo. Chiedi quello che vuoi."
"Dopo la morte, che cosa c'è? Tutto quello che ho vissuto, che fine farà?"
"Rimarrà vivo dentro di te."
"E l'inferno e il paradiso?"
"Diciamo che non è tutto così semplice. Posso solo dirti che dopo sarà un po' diverso."
Il vecchietto pensò che come risposta era un po' ovvia. Non era certo una risposta da padreterno:
"Non potresti essere più preciso?"
"No."
"Ma tu quando parli con noi uomini sei sempre così vago?"
"Diciamo che non concedo molto."
"Allora adesso capisco perchè in molti ti chiamano in maniera differente."
"E' probabile che sia così. Ma trovo che sia più giusto non dirvi tutto ora. Prima o poi lo scoprirete da soli. Prendila come una sorpresa."
"Posso chiederti un'altra cosa?"
"Come no!"
"Potrei ascoltare la voce di mia moglie per un istante?"
"Parlaci pure quanto vuoi, io torno fra un po'."
Il vecchio si girò. Accanto a lei c'era una signorina bellissima. Aveva un vestito bianco, stretto sui fianchi. Era l'estate del 1958. Lei portava un cappello di paglia a tesa larga, aveva la faccia sorridente.
"Cecilia!"
"Mariano... amore mio!"
"Che piacere rivederti amore mio. Ma come mai sei così giovane."
Cecilia nascose una risatina con la mano, come faceva sempre.
"Ma che succede?" Le chiese abbracciandola.
" Tu non ti preoccupare. Ogni tanto succede, gli piace fare di queste cose."
"Sei bellissima, come ti porto nei miei ricordi. Ma tu adesso dove stai? Come stai?"
"Mariano mio, non ti posso dire niente. Appena arrivi, ti fanno firmare una cosa, che non ci permette di parlare del posto in cui siamo. Però posso dirti che non ti devi preoccupare."
"E quando toccherà a me?"
"Non ci pensare. Pensa solo che io ti aspetto. Devi avere un po' di pazienza, goditi ancora il mondo che è tanto bello."
"Io sono stanco qui. Non c'è più niente che mi piace. Mi sembra tutto sbagliato. Le cose stanno sottosopra. Mi ricordo quando avevamo vent'anni..."

"Quando avevamo vent'anni, eravamo solo più giovani."

"Io vengo qui a camminare come sempre. Faccio il solito giro, e penso a te."
"Bravo amore mio. Lo sai che ti amo sempre?"
Cecilia svanì.
Mariano guardò in cielo. Era schiarito e terso. Non c'erano più nuvole, non c'era più nessun Dio.
Si alzò sorridente, zoppicando finì la sua passeggiata da solo.