martedì 23 ottobre 2007

...lei...

sorride, mi fa domande.
intelligente, capricciosa come solo una donna sa fare.
adorabile maledetta.
lei è un sogno, è un incubo, ma una dannata dolce persecuzione.
indecisa come tutte, ferma e determinata.
le note di ogni canzone stanno bene col suo corpo,
e tutte le note che suono ne vengono ispirate,
le parole che scrivo ne vengono colorate,
i pensieri che faccio ne vengono conquistati.
adoro il modo che ha di fare
è lei che mi fa sognare, titubare, pensare, fremere,
sorridere, digiunare, arrossire, imbarazzare, emozionare.
è semplicemente, specialmente lei.

Tramontana - Perielio - Altrove

Eccole, quelle giornate di autunno, che ti chiedi come mai fa questo freddo? Fino a ieri ho girato in pantaloncini per casa, adesso dormo con la felpa e i calzini!?
La mattina è sempre più luminosa, eppure il freddo entra dentro, e se ti fermi un attimo a guardare il sole - che in finale si può guardare, basta on fissarlo per ore - lo vedi che è una stella, che sta lì, dove tante altre giacciono sotto la sua luce impertinente. In questo periodo la terra è più vicina al sole, si sposta nello spazio ad una velocità enorme (29.800 metri al secondo). Intorno a noi ci sono formazioni planetarie e galattiche immense. Incalcolabili distanze, misteri ancora da capire e da individuare. Ogni volta che ci penso amplifico i piccoli significati delle vite quotidiani, ma successivamente perdono di importanza (sempre la bilancia del dualismo senza uscita! Bipensiero direbbe Orwell).
Tutto perde d'importanza. Come la storia ci insegna niente è destinato ad avere un equilibrio e mantenersi intatto nel tempo. Tutto è destinato a mutare, fino a quando non si creeranno nuovi equilibri, e nuovi squilibri. Credo fortemente che la fine non è per niente vicina, anzi, sono sempre più convinto che quest'umanità che già vuole chiamarsi "moderna", e già si allarma per la sua imminente estinzione, è ancora agli albori, alle sue prime armi, le poche centinaia di migliaia di anni dell'uomo sono una scheggia minima nella storia delle mutazioni costituitesi in centinaia di milioni di anni nel cosmo, dove senza saperlo (non ancora) possono essersi succedute infinite forme di vita, e infinite epoche.
Non mi stancherò mai di accostare il buio all'eternità, e la luce ad uno stato transitorio che passa quando il sole ci volta la faccia, per occuparsi di altro. Nello spazio siderale tutto ci appare assolutamente illuminato e assolutamente buio. E chissà come sarà tra mille anni, o come è stato centomila anni fa, altrove.

lunedì 8 ottobre 2007

gioie incontrastate e dolori inconsolabili

potevo anche chiamarli: vette e dirupi; glorie e sconfitte; giornate di sole e notti senza stelle; idillio e condanna; positivi e negativi; uguali e opposti. fatto sta che il concetto di Alto e Basso, di In e Out, di Buono-Male, Giusto-Sbagliato, c'è, c'è stato e ci sarà.
ho quasi il timore di essermi infilato in una cosa che per ora mi sta dando tanta gioia incontrastabile, perchè credo fortissimamente che sia la cosa giusta! che sia la mia vetta, il mio Alto, la mia onda da cavalcare... eppure, i segnali che stanno arrivando non sono in sintonia coi sentimenti. Allora cosa? perseverare? insistere? continuare a menare capocciate su una porta che (si sa, lo so) non si aprirà mai a me? si, Insistere! Continuare! Mai arrendersi!
eddaje così
#RK#

giovedì 4 ottobre 2007

Please please please, let me get what i want

Good times for a change
See, the luck I've had
Can make a good man
Turn bad

So please please please
Let me, let me, let me
Let me get what I want
This time

Haven't had a dream in a long time
See, the life I've had
Can make a good man bad

So for once in my life
Let me get what I want
Lord knows, it would be the first time
Lord knows, it would be the first time

- The Smiths -

mercoledì 3 ottobre 2007

IMMAGINI VIOLENTE MAI APPARTENUTE

Tenevo la luce spenta, mentre di fronte a me, la sua finestra era illuminata. Era distesa sul letto, lo sapevo, vedevo le sue spalle nell’angolo destro della camera. Leggeva un libro, la luce soffusa che le illuminava i capelli neri. Di tanto in tanto si aggiustava una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Adorabile. Ogni volta che mi acquattavo dietro la persiana a spiarla mi sentivo in colpa come un nazista. Lo so che rubavo la sua privacy, che violavo la sua intimità, ma non lo facevo con cattiveria, il mio unico scopo era quello di godere della sua magnifica bellezza. Per me era come spiare un Picasso, un Van Gogh: era inconcepibile che tanta bellezza dovesse rimanere segregata tra quattro mura, ad allietare solo chi aveva la fortuna di averla vicino. Il telefono squilla. Si alza, ha un pigiama grande, non è neanche volgare. Quante ne ho viste, (nei film e nelle cassette pornografiche) che dormono senza la biancheria, oppure che portano strani vestitini, anche quando vanno ad aprire all’idraulico. Lei era casta e pura, meravilgiosamente bambina, nel suo essere una donna. Si mette a ridere, mentre parla, gioca con il filo del telefono. Ride e gironzola per la camera. È sicuramente qualcuno a cui vuole molto bene, oppure che la fa stare particolarmente bene. È il suo ragazzo – pensai – è quell’usurpatore che ha imbrigliato la sua bellezza per farne una fruizione personale. Magari è uno di quegli imbecilli che le dicono di non mettersi la gonna, oppure di non truccarsi. Certo che lei è molto meglio struccata, conserva una naturalezza più genuina. Non è volgare come tante che vedo in giro. Tante, troppe donne che si imbellettano senza motivo, per far risaltare qualcosa che ormai non è più. La bellezza data dalla giovinezza è un valore troppo effimero per basarci una vita. A me fanno un po’ pena quelle persone che si vedono crescere le rughe e poi si ritrovano incantati di fronte ad uno scaffale di una profumeria per scegliere la migliore crema anti-rughe, che previene l’invecchiamento della pelle, che ringiovanisce, oppure che fa sparire, con un delizioso effetto lifting, il doppio mento. Mi veniva da ridere.
Entra sua madre in camera. Lei istintivamente poggia la cornetta al petto, lo tiene nascosto, tra i seni, quel gesto di mettersi istintivamente al proprio grembo qualcosa che non si vuole dividere con nessuno, qualcosa da conservare e da difendere, persino da quella che non è un’intrusa, la sua dolce mamma, che a me sembra una donna molto simpatica, ma che invece lei detesta. Appena entra in camera – infatti – lei si irrigidisce, e diventa un pezzo di ghiaccio, si terrorizza, si guarda intorno, come se stesse facendo qualcosa di immorale, come se la sua esistenza si tenesse in bilico su un reato colto in flagrante, un peccato latente che anche se non sussiste, aleggia nella sua vita, una colpevolezza quasi cattolica di essere incautamente venuta al mondo. Si ritrae e dice delle cose, evidentemente irritata. La madre va via, e lei scoppia a piangere al telefono, singhiozza e dopo pochissimo attacca il telefono, lo guarda. Lo guarda con una faccia pietosa che sembra dire: “Neanche te? Neanche te riesci a capire il motivo delle mie lacrime?” Che molto probabilmente il motivo delle sue lacrime non lo conosce neanche lei. Si sdraia sul letto. Vedo le sue spalle che sussultano, in inequivocabili singhiozzi di pianto. Spegne la luce, e come ogni volta, mi sento distrattamente triste, come se avessi visto qualcosa di tremendo, che potrei, volendo, migliorare, ma effettivamente, le distanze che si creano tra situazioni tanto vicine spazialmente, ma lontane anni luce per quanto riguarda la loro percezione, inibiscono ogni intervento, ogni modulazione, ogni influenza. Mi metto a dormire, un po’ reo, un po’ divertito.
“Questo voyerismo è meglio del cinematografo” pensai.

#RK#