giovedì 24 luglio 2008

pane e sinapsi

i tuoi capelli ovunque.
fa un caldo strano, senza calore, solo umidità.
nella camera ci sono più dispositivi elettronici che piante.
a dire il vero l'unica pianta che c'è - è una pianta finta.
l'altra è morta.

i tuoi capelli sono rimasti sul cuscino, e sul letto, e nei miei vestiti.
il tuo odore è rimasto sul lenzuolo e sul cuscino.
pulisco casa.
sistemo le cose.
molto disordine.
applico cerotti al caos.

penso al tempo che dedico che non basta mai.
il mio tempo si è dissolto nell'ingratitudine di poche affettuose entità.
prima era troppo - ora non è mai abbastanza.
bruciano gli occhi per il poco sonno.

mi sono organizzato.
solo quando sono solo riesco ad essere preciso.
solo quando mi autogestisco riesco a vivere.
solo solo.
i tuoi capelli sono ovunque.

voglia del tuo sorriso, delle tue labbra...


calma zen, nulla mi scalfisce, nulla mi atterra, nulla mi intristisce.

fiducia posta in mani sbagliate, cambiano gli equilibri, che non erano mai stai in equilibrio.
mutano gli squilibri.
le certezze solo da 4 veri amici.
il resto è polvere sugli scaffali della memoria.
la felicità torna. ed io con Lei, torno ad essere felice

amen

RK
-n-a-t-u-r-a-l-d-e-m-e-n-t-i-a-

lunedì 14 luglio 2008

...citazioni che passione...

« Ok Ted, presta attenzione, io farò due mucchietti qui sul bancone, un mucchietto è già tuo, e l'altro mucchietto potrebbe diventare tuo. Devi capire che noi la scommessa la faremo in ogni caso, che tu ci stia oppure no. Vuoi che sia tu a tenere l'accetta o... una cameriera messicana, o... un barbone che prendiamo dalla strada? Potrà comprare molta zuppa con quel mucchietto... Shh... È una corsa contro il tempo, Ecco... ora ho... ho... Ho perso il conto, quanto è quel mucchietto? 600. Ok. Ted sai quanto ci mette un americano medio a contare fino a 600? Attento può essere una fregatura. No signore. Circa un minuto meno che contare fino a... 700. Vedi Ted, la vita è piena di un miliardo di piccole esperienze, alcune non servono a niente, sono da dimenticare per sempre e quindi tu le dimentichi, altre esperienze invece puoi ricordarle per il resto dei tuoi giorni... 800. Ora, dal momento che ciò che ti proponiamo è così... Inusuale... Così fuori dalla norma... Ci puoi scommettere che quella di questa sera sarà una di quelle esperienze che restano. Allora Ted, visto che sarai costretto a ricordartela per tutta la vita devi solo decidere quale sarà il ricordo che avrai. Dunque, vuoi ricordarti per i prossimi quarant'anni, decennio più decennio meno, che oggi hai rifiutato mille dollari per un secondo di lavoro, oppure che oggi hai guadagnato mille dollari per un solo secondo di lavoro? »

(Quentin Tarantino nell'episodio "L'Uomo di Hollywood" nel film "Four Rooms")

sabato 12 luglio 2008

neuroni confusi

Dietro la tenda, alcune luci decoravano l’asfalto bagnato di pioggia. Cadeva ancora, nelle vicinanze dei lampioni si può vedere, quando pivoe, un pezzo di cielo che si riempie di pioggia, nell’oscurità più totale. Scostavo la tenda e il mio respiro appannava il vetro. C’erano troppi pensieri quella notte. Una notte di maggio. Quando in quel giorno maledetto mi innamorai di te. Come se non bastassero i casini della mia vita, io mi dovevo andare ad innamorare di una come te. Io lo sapevo da subito che non avrebbe funzionato. Ma il fallimento è una cosa che avevo sperimentato tante di quelle volte, che una in più non mi avrebbe di certo intaccato. Sospiravo sul vetro, e pensavo a te. Pensavo ad un idea di te che stava appesa nelle mie deliranti voglie.

Non si può descrivere cosa si prova in quei momenti. Un senso di vuoto. Un senso di caduta. Sarà per questo che in inglese si dice “to fall in love”. È un precipizio che si vuole intraprendere, è un salto che troppe poche volte si ha il coraggio di fare. Ed è una caduta a sperare, a planare, non segue le leggi della fisica. È una caduta anomala. Si capisce quando si atterrerà su un letto di piume soffici,o quando lo schianto sarà forte. Forte, che il dolore sarà grandissimo.

Pensavo di scrivere qualcosa in quei momenti. Di mettermi al computer e di picchiettare sulla tastiera fino a notte fonda. Ma non era così. Da tempo mi ero fermato, non riuscivo più a scrivere. Non avevo più emozioni forti. Anche adesso che però annegavo in un turbinio di passioni e di sentimenti travolgenti, i miei pensieri non trovavano la coerenza necessaria per raggiungere il traguardo delle dieci pagine. Ero slegato, disgregato. Straziato a tal punto, che i pensieri prendevano il sopravvento totale. Mi conducevano in sentieri che non avevo mai voluto percorrere. Sentieri ignoti, i quali, non erano mai stati tra le mie scelte. Quando però è la vita a portartici, non hai esperienza, e la vita si rovina con una serie di passi falsi. Io pensavo a te, ma nel letto che era ai miei piedi, c’era lei. Io non avrei mai voluto, tenerti fuori dalla mia vita. Ma i diavoletti che ho nel cervello mi hanno detto che dovevo segarti in quattro pezzi e infilarti in una sacca da golf, portarti in un luogo isolato per poi sezionarti accuratamente, e mangiare ogni pezzo del tuo tessuto. In quei giorni che ho passato nel mio eremo solitario a Saint-Moritz, io ho sperimentato ogni tipo di manicaretto con le tue carni. Le tue interiora poi, le ho dedicate a studi sui gusti di ogni genere, con eccelsi risultati a volte, e disgustosi esperimenti fallimentari in altre. Ma uno chef del mio calibro non si potrà mai fermare di fronte a certe piccole inezie. Lo scettro del cuoco dell’anno sarà mio! Anche se il tremendo barone Rocheford è in agguato.

Il barone Rocheford è un uomo bieco e assennato. Si racconta che nel 1678 partecipò alla grandiosa battaglia di Port Royal che si tenne tra i pirati del terribile pirata Jason Hobsgold e la flotta inglese alla fonda nelle acuqe del porto. Fu davvero la prima vera Pearl Harbor, e in quel caso, non c’era ancora il capitalismo. Io che critico il capitalismo comunque ho due paia di Nike e bevo Coca Cola. Ma non è questo il punto. È la tipica frase che si dice quando ci colgono in fallo, quando ti beccano in flagrante in un discorso che tu non sei capace di raddrizzare. Soprattutto quando sei incoerente, e quando sei incoerente, so cazzi! Perché o fingi con te stesso, o fingi con gli altri, o peggio ancora, fingi con entrambi.

mercoledì 9 luglio 2008

implorazione impiegatizia

te lo chiedo da impiegato
te lo chiedo, "tempo ingrato"...
scappa!
scappa e fuggi
fuggi e sparisci!
tempo............. FUGGI!
scappa tempo, fuggi,
ma non perchè sei te,
ma non perchè fuggi intrinseco
fuggi!
scappa!
dileguati!

CHE SENNO' TE MENO!!!

sì, tempo...
io te meno!
e prima te meno,
e poi te rimeno!
e se non si può menarti...
io t'ammazzo!!!

...se non fuggi, se non scappi, se non fai arrivare agosto...
io t'ammazzo tempo zozzo!

così me ne vado in ferie e vaffanculo!

RK

martedì 8 luglio 2008

riflessione...

in principio era il verbo. la cultura si tramandava intorno al fuoco la sera, si tramandava nei villaggi, nelle grandi città, e nelle piccole tribù. si tramandavano racconti, miti, religioni, leggende, storie di uomini, donne, dèi, re, regine, si tramandavano le più disparate categorie di informazioni, ricette, stili di vita, detti proverbiali.
dopo venne gutenberg. gutenberg stampava. si disse di lui un gran bene. si dice di lui un gran bene, ancora se ne tesono le lodi. è considerato l'uomo più importante del millennio.
gutenberg ha creato un modo per lasciare la parola legata ad una convenzione di larghissima diffusione. la convenzione della parola scritta. (la riproducibilità tecnica non solo dell'arte, ma della parola, del pensiero) quella che poi durante i secoli a venire sarebbe divenuta la maniera preferita di trasposizione e divulgazione del pensiero umano, a livello globale e convenzionale.
dopo arrivò il signor daguerre, con la sua macchina fotografica ante litteram, il "dagherrotipo" (brevetto poi acquistato da altri, un po' come hanno fatto i lumière). una geniale scatola per catturare la luce. la chimica, la tecnica venivano in aiuto di nuovo all'uomo per portare su un supporto fisico, la materializzazione di un pensiero umano. nel beneamato (e anche benodiato) XX secolo, il cinema e la televisione, finiscono il loro lavoro, e lo diffondono in maniera totale nelle vite di ognuno di noi. i bambini oggi imparano prima il linguaggio televisivo e videoludico di uno schermo, che quello delle parole scritte sul quaderno.
questa propensione modifica il ragionamento, modifica il punto di vista, modifica la natura della nostra capacità di astrarre un concetto da una parola (orale) scevra di un corrispettivo tangibile nella realtà. l'immagine è vocativa, analogica, complementare, ma comunque rappresenta un concetto, un significato, un senso.
è il nuovo modo di scrivere, la nuova scrittura arriva tramite le immagini, e tramite quel campo sensoriale vatissimo quanto quello visivo che è quello dell'audio.
l'audiovisivo, o cinema espanso, o mondo del visibile, è quindi la nuova innovativa tecnologica idea geniale per "scrivere" il pensiero. ma la televisione, non gioca forse a creare un pensiero? non gioca forse a plasmare un tipo di prodotto vendibile? così come in molti altri media, il capitalismo ha prosciugato ogni mero intento comunicativo per camuffarlo da intrattenimento e inserirvi una tecnica astuta per vendere un prodotto. a volte, (perchè non voglio parlarne troppo male) con dei risultati eccellenti, di incontro tra arte e pubblicità ad esempio. (da carosello alle pubblicità girate da noti registi contemporanei, tra macchine, profumi e pubblicità progresso)
si va a delimitare quindi un nuovo panorama, dove l'immagine sonora diventa una componente essenziale del linguaggio. non potremmo mai più prescindere dal dominio dell'immagine. siamo ancora però all'inizio; gli albori delle avanguardie realizzative di questo dispositivo, mezzo, tenica. e non possiamo che studiarlo, criticarlo, analizzarlo e non prenderlo mai per scontato o vero quello che passa in televisione, sopratutto nell'era dell'avvento del digitale e della sua diffusione capillare. è principalmente "spettacolo". è principalemte "intrattenimento", e purtoppo nella stragrande maggioranza dei casi è un modo subdolo e compiacente di venderci dei prodotti d'elitè molto costosi.
con ciò però non voglio assolutamente denigrare questo meraviglioso mondo della comunicazione, dell'intrattenimento globale, dell'unico vero modo che ha l'uomo di non affondare nella sua ormai galoppante corsa verso l'individualità. andiamo incontro ad un linguaggio semplice, tramite un mezzo semplice (la stessa televisione, ma penso anche alla radio e ormai al mezzo per eccellenza che è internet) che ancora una volta ci porti ad una sorta di aggregazione sociale, e probabilmente sta cambiando il nostro modo di agire, di pensare, e di interpretare le priorità della natura. torniamo al linguaggio del corpo, a valorizzare l'immagine, l'estetica, la forma. la fine del novecento è l'epoca occidentale delle avanguardie sociali, come il rock, il punk, e tutta la rivoluzione estetica degli anni 80. poi il boom dei tatoo e piercing negli anni 90. torniamo all'espressione tribale, di scritte su magliette, di blog, e di trucchi evidenti e travolgenti. come nuove tribù ancestrali radicate nelle città. le città che trovano sui loro muri i graffiti. parole disegnate. immagini.
l'era dell'immagine ci prevarica, ci avvolge e noi ne siamo figli. o nipoti, ma comunque ne siamo parte.
RK
-n-a-t-u-r-a-l-m-e-d-i-a-d-e-m-e-n-t-i-a-

giovedì 3 luglio 2008

astronabile vettoriale per l'infinibile

ho solcato galassie e quadranti, nebulose, nebuline, nebulizzate da nebulizzatori galattici.
ho navigato in lungo e in largo con la vela solare, il propulsore atomico e i motori vettoriali a spinta propulsiva di inerzia debole.
ho girato i mari eterei e le spiaggie cosmiche con i granchi Beluazet che rosicchiavano le antenne della mia astronabile.
ho surfato su onde alfa e raggi beta che non balenavano affatto!
ho spaziato nello spazio
ho siderato nel siderale e mi sono assiderato.
tutto sommato mi sono divertito a vagare tra le polveri sottili dell'universo conosciuto.
e tutto ancora è da scoprire.
ho navigato nel cyberspazio nel cyberpunk e nel cybertechnorock 'n roll.
ho fatto viaggi cosmici, viaggi tropici, viaggi morfici, viaggi eterei in nuvole d'ashish, viaggi lunghi e corti, viaggi acidi...
sono uno che ha viaggiato molto sulla mia astronabile vettoriale.
volevo raggiungere l'infinibile. l'inarrivabile, l'irraggiungibile, l'insondabile, l'inconoscibile, l'improbabile, l'invisibile, l'intoccabile, l'intangibile, l'invedibile, l'impraticabile, l'insanabile, l'inperturbabile, l'inguardabile.
sull'astronabile.
sull'astronabile.