martedì 23 settembre 2008

Un atto di comunicazione

comunicare.
cosa e come.
ignoto.

ma all'apice:
comunicare.

un atto di comunicazione è vivo.
rispecchia un atavico bisogno di condivisione.

comunicare è condivisione.

condividere,
con chi, e perchè.

condividere è un atto di partecipazione.
partecipare è vivere.

partecipare.
sentirsi parte di un gruppo.
diventare più che un individuo.
essere il gruppo.

la comunicazione è la risultante della formazione di un gruppo.

il gruppo è vita.

famiglia: gruppo
condominio: gruppo
quartiere: gruppo
scuola: gruppo
città: gruppo
paese: gruppo
pianeta: gruppo
sistema: gruppo
galassia: gruppo

gruppo è barriera
comunicazione è guerra
televisione,
cellulari,
internet.

venerdì 19 settembre 2008

a sangue freddo

agonizzante muovo un altro passo verso nord.
mi hai colpito. sanguinolento vago.
passo un passo avanti, e l'altro mesto lo rincorre presto.
inciampo. per via d'un sasso stronzo che stava ben nascosto.

è un campo d'anime morte questo scampolo di vita,
e ad ogni passo falso un'inciampata, una caduta.
t'avessi detto prima quel che sono...
t'avessi rivelato la perfida natura...
che a zoppicar son solo,
eppur mi duole andar cercando aiuto altrove.

del tintinnar dei lenti giorni, che farmene non so.
associo amori a lampi d'emozioni appese ad un sorriso.
ammanto di mistero il più palese dei ricordi.
dove tu fuggitiva e io rincorro, un cielo pieno di corvi.

ed è lì! nel camminar che più m'è caro che mi spari.
al petto un buco aperto, da cui sgorga lento un fiotto.
gridare io vorrei l'anima mia a più non posso, ed il freddo,
mi copre le movenze più banali.
siamo in fondo... tutti uguali.
tra uomini e animali, tra bestie e vegetali.
c'è vita in ogni gesto e in ogni dove.

e tutto questo sangue sulla neve,
la scioglie.
e un rosso ricco di disperazione.

il racconto di "P"

da bambino P giocava tra le macchine sotto casa sua.
era felice P.

a nove anni si innamorò della sua compagna di banco delle elementari.
la sua prima delusione d'amore.

a dodici anni P si innamorò della sua compagna di banco delle medie.
la sua seconda delusione d'amore.

a quindici anni P andava ad un istituto di soli uomini.
fino a diciotto anni P scelse di non diventare omosessuale.
fino a diciotto anni P non ebbe altre delusioni amorose.

a vent'anni, mentre si laureava in ingegneria P conosce sonia.
è amore a prima vista.
lui le spiegava le equazioni, lei gli insegnava a baciare con la lingua.

a venticinque anni muore il padre di P.
P cade in depresssione, perchè l'ultima cosa che aveva detto a suo padre era stata: vaffanculo brutto ipocrita!
P depresso da la colpa a sonia della sua tristezza, e sonia vive la sua prima vera delusione amorosa.

P lascia l'università.
trova un lavoro in un call center, lo pagano bene, ma non abbastanza.
conosce lucia, sono felici ma non abbastanza.
trova una casa, non grande abbastanza.
intorno P ha conoscenti, non più amici, che lo amano, ma non abbastanza.

a trentatrè anni muore la madre di P .
P non ritenne di soffrire in maniera adeguata. fa finta di niente.

P perde il lavoro.
non può pagarsi l'affitto e lucia lo lascia.
P non vive neanche un'emozione.
per fortuna non lasciano nessun figlio.

P vorrebbe piangere, pensa a sua madre, a suo padre, a tania e al passato, ma non una lacrima fuoriesce dai suoi occhi fissi nel vuoto.

P scopre il gin, la tequila, il whisky, la wodka.
P vaga per roma, vive sulle sponde del biondo tevere, e gira per roma in cerca di sonia.
P decide che non vuole mai più soffrire per amore.

P ha quarant'anni, si ubriaca ogni giorno, e ne dimostra cinquanta.
un giorno finisce i soldi in fondo ad una birra comperata in un discount, che neanche gli ha fatto effetto. spacca il vuoto e lo usa come arma contro il cassiere del discount.

P si fa 7 anni di carcere per questa stronzata.
in carcere subisce angherie, stupri, pestaggi e scherni d'ogni tipo.
in carcere conosce gente.
ogni tanto legge un libro, ogni tanto scrive una poesia.

a quarantasette anni P esce di prigione.
giura che non toccerà mai più un goccio in vita sua.
P chiede l'aiuto dell'assistenza sociale.
P attende, nel paese delle attese.
intanto chiede l'elemosina ad un semaforo a trastevere.

è il 28 agosto 2008.
mentre il semaforo rosso porta macchine all'attenzione di P , vede sonia in una macchina enorme. alla guida c'è un uomo in giacca e cravatta e dietro, nei sedili posteriori due bambini adorabili giocano.
lo salutano e lui si avvicina con occhi sognanti.
"sonia" dice sbigottito P.
lei lo guarda, sgrana gli occhi e si gira a guardare altrove.
sonia aveva impiegato cinque anni della sua vita per dimenticarlo.
P, quell'imbranato adorabile che non sapeva baciare.
la grande macchina che conteneva il suo grande amore perduto sfreccia sul lungotevere, e P fa finta di niente.

P è triste. amareggiato. si vergogna di se stesso e della razza umana.
vorrebbe uccidersi. passa noti intere a decidere il suo suicidio, poi, con codardia, lascia perdere.
lascia correre anche quello.

P pensa che tutto sia un grosso scherzo, che la sua vita è finita sotto una macchina, come quel pallone irraggiungibile che finiva sotto la marmitta della 127, quando nel cortile di casa sua, al prenestino, tirava calci al pallone con gli amici del palazzo ed era spensierato e felice.

P credeva che prima o poi si sarebbe svegliato, perchè tutto quello non poteva essere vero. quando prendeva appunti di fisica all'università, e toccava l'alcool solo per sballarsi con gli amici, quando usciva, e guardava una ragazza e gli sorrideva, e non diceva "no, non c'ho spicci".

P, ancora oggi, sopravvive.

domenica 7 settembre 2008

tornado

sotto sotto, sento strisciare una serpe viscida e sibillina
un ritorno di turbamenti ridondanti che corrodono
la lenta e languida vita che a lungo ho scelto di vivere

mi avvolgo in spire di tormenti che non mi appartengono.

mercoledì 3 settembre 2008

mal di testa

la mia testa scoppia
nella stessa coppia
siedo dietro il mondo
piano piano affondo

mi avverto, se succedesse ancora, non mi darei pace.
ti avverto. non sono misericordioso
tollero, non sopporto.
capisco, non subisco.

la lama più sottile, non mi taglia più
passi le tue giornate davanti la tv
dischi volanti appesi mi fan pensare che
se esisto è solo un caso non che ci sia un perchè

aspiro l'elettropunk
ma ora solo una marlboro aspiro
nuvole acri di fumo pungente
offuscano bene il corpo e la mente (l'amante)
piogge di lacrime in clima dannato
mi fanno sentire morto e rinato
allaccia la cinta passeggero impudente
che ora necessito un bell'incidente
e mentre la lama tagliare non può
io siedo di fronte a questo falò
legno di chitarra, fogli e futuro.

un azione non è mai da sola.

Rk
Natural Dementia