lunedì 28 aprile 2008

camminare... metablog

ho perso un pensiero, disperso, si è illuminato per un minuto, poi è svanito...
io cammino in sterminate valli vuote, di pensieri incolti...

qualcosa che parlava di me e di te, o di me e degli altri. diceva più o meno che non vorrei mai stare in una situazione, senza che io sia predisposto, ad accettarla. questo complica moltissime cose, perchè effettivamente, ci sono delle circostanze in cui non vorremmo essere, ma almeno la metà delle volte, ci capitiamo senza neanche accorgercene. senza neanche volerolo, senza nemmeno cercarlo. "non vorrei mai stare con voi se non ho nulla da dirvi" nasconde qualcosa che non mi piace. per questo esiste un posto dove posso parlarvi esattamente appena posso dirvi qualcosa. quando sono nel culmine dei miei pensieri, quando lo voglio condividere con il mio intorno preferito.
avevo un pensiero stasera, ammantato di bealtes, personaggi stravaganti che mi capitano nella vita, amici, pensieri, domande, strade che si percorrono centinaia di volte, bagliori notturni perduti a cercare un perchè alle strane pieghe dei nostri racconti, delle fantasie. capire se lì c'è un momento chiave, una formazione, una creazione. se lì, dalla fecondazione del pensiero con la fantasia, nasce qaualcosa, se ha vita propria, se esiste in un mondo, nel quale non è dato entrare nella sfera del percettibile. quello è la lettera, quello è il testo. è pura immaginazione consequenziale data dal susseguirsi di simboli e significati, e non è niente di più che una sequela di immagini inesistenti, frutto della mente.

ho perso un pensiero, disperso, si è illuminato per un minuto, poi è svanito...
io cammino in sterminate valli vuote, di pensieri incolti...

Natural Dementia
#RK#

giovedì 24 aprile 2008

nuovi antidoti per sisifo

si sta in cerca come a fiutare sempre un nuovo odore, un odore familiare, qualche odore nel quale ci si possa rispecchiare, abbandonarsi. sono in cerca di un antidoto alla rabbia, che mi sale nella gola ad amareggiarmi. caffè amaro sul comodino. ritmi amorfi nel cervello, martellante incessante voglia di non pensare. i giorni scorrono sempre più affolati di cose da fare per abolire la meditazione, la razionalizzazione. la paura non abbandona mai questi tempi. tempi di omicidi, di indifferenza, di morte e di cieli neri che sanno di un futuro che tarderà ad arrivare radioso. è l'indirizzo di questo mondo? il dubbio principale che mi pongo quando resto basito da quello che vedo. sarà una forma di paranoia, di depressione generale, sarà una maledizione? un rito diabolico, una punizione divina, o forse sarà il "mal de siecl"? o come dannazione si scrive? in francese le uniche parole che conosco sono: bonjour, bonsoir, madame et monsieur, mademoiselle, Truffaut, Godard e Chabrol! Jean Paul Belmondo, e oui, je souis Catherine DeNeuve. poi qualche altra, tipo "princesse"...
scopro che più i tempi si fanno nefasti, più tendo a trascurare. trascuro tutto ciò che sa farmi stare bene, ciò che mi equilibria. sempre a scapito di piccole consuetudini tendo a scegliere la grande felicità (e comincio a dubitare che esista), sbilanciandomi verso un sempre ignoto salto in avanti. cado sempre a faccia a terra, non fossero metafore queste, sarei sfigurato... non fossero metafore, smetterei di picchiare la faccia...
il caffè faceva schifo, davvero schifo. era amaro. come certe sensazioni che ti risalgono dalla pancia alla gola, e poi riscendono nell'anima, e la sporcano, facendomi sentire ogni giorno sempre più arrabbiato, sfiduciato, contagiato, da questo maledetto dolore generale, che ci terrorizza tutti. la paura di perdere la mia unicità è tanta, la paura di non reggere, di constatare che il mio posto l'ha già preso qualcun altro. mentre io faccio la fila insieme a tanti, che disperatamente non sanno davvero cosa vogliono. non vi nascondo che vedo tutto andare alla deriva, tutto inutile, ma mi piace lo stesso. in questo effimero portare avanti la pietra su per la scarpata.

elio docet:
la tristezza vien vissuta come un valore negativo
mentre invece va vissuta come un valore positivo
non commettete l'errore di denigrare la tristezza

in questi tempi in cui sembra che si debba essere tutti felici e soddisfatti, in quest'epoca sintetica, finta, fatta di finti sorrisi, di ipocrisie malsane, di atteggiamenti deplorevoli...

la questione è che i miliardi fanno passare la tristezza

non si dovrebbe essere felici per quello che si ha...
quando tutto questo collasserà, io stapperò la bottiglia di "moet e chandon" che tengo sotto il letto, a prendere polvere insieme ai puzzle di mia sorella.


volete sapere la verità?
è che me so rotto er cazzo!

mercoledì 23 aprile 2008

saturo cerco di sublimare

la rabbia, è un'ottima compagna.
ma fa male.
la rabbia copre la tristezza.
ma è dolore.
meditare di più.
pensare di più.
illudersi meno,
che fuori, il bello
c'è solo se riusciamo a vederlo.

martedì 22 aprile 2008

4 passi al freddo

Irruppe nella casa con fragore. Puntò la pistola in faccia alla donna accovacciata in un angolo buio della casa e le impose: "donna, dimmi dov'è tuo figlio!" mentre lo chiedeva sapeva che avrebbe dovuto spararle. Una donna disperata non tradisce il proprio figlio.
"devi dirmi dov'è tuo figlio. deve pagare." la donna dondolava e piangeva in un angolo. piangeva e lo guardava con due occhi imbalsamati, che hanno poco da dire e niente più da guardare. dopo aver visto l'orrore, ne erano rimasti accecati, ne erano rimasti abbagliati, tanto che dopo quello, non avrebbero mai più smesso di essere sbarrati e fissi nel vuoto.
"è di sopra?" le chiese indicando con la pistola le scale. la donna piangeva e dondolava. era un triste soprammobile in un angolo. qualcosa che qualcuno aveva dimenticato di curare, un fiore in un vaso che vive ancora solo perchè ogni tanto ci piove dentro.
"non ti voglio fare male donna. dimmi dove si nasconde!" a che serviva più ormai quell'ammasso di carne? quella carne che ormai faceva da contorno ad un'anima senza più niente da amare, niente più che disperazione impacchettata in un ormai inutile involucro organico.
che fare? la donna poteva anche fingere, gli era già capitato di vedere donne in quello stato che quando ti giravi tiravano fuori il kalašnikov da sotto la veste nera e consunta. ne aveva viste tante ridotte così per poi vederle esplodere in una rabbia incontrollabile. che fare con quell'ammasso inutile di carne? per lui era già morta. le sparò un colpo in fronte, sperando di non averla fatta troppo soffrire. si sentì sporco e meschino come un ratto che morde un bambino candido e puro, dentro casa sua, sfondando la porta, aveva strappato l'ultimo soffio di luce in quella donna.
era la guerra, e non si fanno domande quando si preme il grilletto, non ti fai troppe domande quando tutto intorno a te è distrutto e inutile.
salì le scale, con circospezione, il revolver caldo, vicino alle labbra, avvertiva il calore e la puzza di sparo nell'aria. quella puzza che durante gli scontri per le strade, ti si infilava nel naso e non ti faceva più respirare. dovevi trattenere a stento il vomito tra le emissioni dei cadaveri in giro e quello delle polveri di guerra. la guerra puzza. la gente in guerra puzza come animali. e non c'è niente di strano in tutto questo.
le scale portavano ad un corridoio buio e malandato. forse aveva sbagliato casa, aveva ammazzato una donna innocente. una in più una in meno, non avrebbe fatto la differenza. che stronzata la guerra. mentre camminava lento nel corridoio, attento a non far scricchiolare le assi marce del pavimento, pensava che tutto quel gioco era un'assurdità. Si entrava nelle case, si sparava alle persone, gli si strappava con la forza quello che nessuno aveva ancora capito.
una porta si aprì di schianto.
sentì forte e chiaro il rumore del naso che si rompeva, il sapore metallico di sangue che esplodeva nella gola e scendeva come olio caldo giù nell'esofago. aveva già sentito quel sapore. erano le esperienze di una vita difficile. sapevi che sapore aveva il sangue, e lo riconoscevi subito.
la porta si aprì di schianto e lo colpì forte sul viso. per un attimo tutto si annebbiò. vide una figura che usciva dalla porta e gli si piantava davanti. era sicuramente armato. una fucilata di quello che probabilmente era un fucile a canne mozze artigianale, gli portò via l'uso della mano che teneva la pistola. forse gli portò via la mano, del tutto.
che schifo la guerra, pensò. me ne sto per andare col sapore del sangue in gola, con un braccio mutilato così velocemente da non capirne neanche il dolore, e coi sensi di colpa, per aver ammazzato una vecchia che della sua vita a veva fatto un gomitolo di disperazione. indistricabile come quel problema che aveva generato quella guerra. era così indistricabile?
continuano a tirare i fili, e quando non riescono a dipanare il bandolo della matassa, tagliano i fili della vita, come parche armate di fucili, di bombe, di coltelli, di razzi, di armi d'ogni genere.
se ne andava così, sopra le assi marce di quella baracca, non avrebbe dovuto sparare alla vecchia, sicuramente di sopra avevano sentito lo sparo. doveva dire una cosa a sua moglie, avrebbe dovuto dirgliela l'ultima volta che la vide. doveva portare un carico importante al comando, doveva fare un mucchio di cose, ma non si ricordava più niente. doveva trovare un tizio. ma a quanto pare il tizio aveva trovato lui.
su quelle assi marce il suo corpo sussultò per l'ultima volta, un'altra raggera di pallettoni d'acciaio esplose dal fucile di quella sagoma nera che svettava nel buio come un giudizio divino. e poi un dolore così forte che il corpo ne era immobilizzato, il calore dei suoi liquidi che se ne scendeva sul corpo, ovunque, e poi un dolce freddo, ipnotico e cullante. poi, niente che la mia fantasia possa raccontare... di sicuro, di lui, non c'è più traccia qui.

domenica 20 aprile 2008

troppi numeri falsano la verità

Rileggo il blog...
lo rileggo e lo rileggo, per capire se c'è una continuità, se c'è qualcosa che non va, per capire gli stili, i momenti, le intenzioni. L'andamento, per studiarne le funzioni. e qualcosa è cambiato da ste parti!
Noto che è privo di commenti, da un po' di tempo a questa parte, perchè i miei post diventano folli, malsani, graffianti, e lasciano senza parole! Preferisco mille silenzi, a mille frasi di circostanza.
Conto quante "lei" si sono susseguite in questi anni, sono troppe. E mai abbastanza, per fare un po' di humor.

Un bambino cattivo con la sua fionda, rompe i vetri del mio cervello.

Stasera sono uscito da teatro, dopo aver rappresentato con successo lo spettacolo al quale lavoro da tempo, appaio per tre volte nei titoli di coda.
ieri l'altro mi hanno pubblicato il libro online.
Da qualche tempo ho conosciuto tanta gente, e ho mandato in porto nuovi progetti.
La mia vita gira.
Gira bene, e gira meglio e peggio, ovvio... la mia vita è una!
Faccio ciò che voglio, mi prendo degli impegni, mi assumo dei piaceri.
Coltivo con amore, ogni cosa che intraprendo.

Solo una cosa, manca perchè tutto sia perfetto.
tutte quelle lei di cui scrivo senza sosta
non si sono mai palesate.
solitudine, questo è il mio male.
toglie il piacere,
toglie la voglia,
toglie la gioia.

sopratutto dopo aver creduto (finalmente) di averla trovata...
e invece io ritrovo te... solitudine

p.s. mettete a palla RK RADIO!

riflessioni sul libero arbitrio

è vero che una vita intera porta alla saggezza?
è vero che una vita affannata porta all'esperienza?
cos'è però che ci fa capire cosa siamo, e ci fa leggere dentro?
la riflessione o l'azione? (filosofia)
la riflessione sulla nostra azione? (religione)
il confronto delle esperienze?
aver riuscito in quello che si voleva, eppure esserne insoddisfatti.
sempre.
malattia, depressione, scontento generale, perfezionismo, patologie comportamentali?
dov'è giustizia, dov'è la scelta, se bianco e nero si equivalgono?
se male e bene allo stesso modo mi attirano?
chi non s'accontenta soffre.
la scelta, è l'unica forma di libertà che possediamo.
il maledetto libero arbitrio.
e di stare nel mezzo, non ne ho voglia.

domenica 13 aprile 2008

troppo sale nell'acqua - tossine

Cof cof. colpi di tosse cof cof
mille tossine ballerine mi amplificano la tosse.
tossine della tosse.
tossaccia, tossica e tracimante tossicità.
La mia febbre è un'agonia.
lo chiamo, lo bramo, lo cerco. la panacea per tutti i mali.

tosse tosse, cof cof, tossine a non finire.
nel thè, nel caffè,
nel tabacco, e thc.
grappa, vino, birra, rum.
la tequila!
TEQUILA! ballo samba e stralunando, sol scrivendo io rinasco.
sol scrivendo io rinasco!
ballo samba e rock 'n roll.

tosse tosse, cof, cof,
non è sintomo d'infetto,
è tosse complicata,
dalle zampe di un insetto nella gola
pare generata.
fa cof cof, ed è un conato,
avvisaglia di un malore
che io tengo dentro al - cof -
è un conato, da fastidio.
mi disgusta.
ANSIA ANSIA MALEDETTA!!!
IO TI ODIO PIU' DI ME!

Cof Cof COF COF COF!
la tristezza non è più di questa mente,
RABBIA RABBIA!!
si scatena solo rabbia, e un po' di malinconia.
amica mia,
amica mia.

tu sei sola amica mia, che rimani al mio cospetto
solo tu la compagnia, di una lacrima nel letto,
tu sei ormai l'amore mio, malinconia.
Alla luna che romantica visione: COF COF!
Come un lupo auuuuuu auuuuuuu
a lei dedico il mio urlo desolato nella notte... auuuuuuuu

nemmen dormire nel mio letto più vorrei,
steso in strada, a soffire per davvero resterei.
che se piove non mi importa. NON MI IMPORTA!
sol scrivendo io rinasco, eppur se dentro piango,
il sorriso non mi tolgo! non gli do questo tributo!

Mi ricordo: son guerriero! e lo sono per davvero.
le ferite ormai ci sono, cicatrici a non finire,
la tristezza che passò, ora è un vanto d'esperienza,
mai più piango, perchè lì non c'è il rimedio.

Vi ho sfinito, ma sorrido.
disperato, per davvero, come solo io so fare
io sorrido.
per mai più cambiare.

troppo sale in questo mare.
io muoio sempre un po' quando assumo le tossine.
le tossine fan cof cof... anche se son piccine...
mi diverto hihihi! ridacchio.
sol scrivendo io ritorno quel che mai mi stanca,
sol scrivendo io disciolgo questo male.
e scrivendo e pubblicando, dividendo queste pene,
io sto meglio. lo racconto a voi lettori,
non per farmi consolare, ma perchè l'arte mia è fatta
di segmenti di tristezza che mi strappan via dal corpo
la mia sola abilità.
Di giocar con le parole, io ho questa presunzione,
di saper come sfiorare, ogni corda di passione.

di veder mondi creati solo dalla mia ragione,
che confesso da un po' d'anni
sembra andata ormai in pensione.
io ci gioco, e ci rigioco, fino a quando on mi stanco.
cambio stile, ma rimango, fedele a quell'amica mia.
cara, semplice, bastarda, sola mia malinconia.

ma ridacchio!

COF COF COF!

sabato 12 aprile 2008

terremoto

un pretesto per sfogarmi
terremotooooooooo
terremoto della mente
terremoto del mio corpo
terremotoooooooooooooo
accidenti al terremoto!
stamattina stavo al letto
mi ha svegliato il terremoto
sobbalzava tutto quanto
e io mi sentivo solo
terremotooooo
dannato terremoto
il mio corpo è sconquassato
l'onda durto della mente
ha investito tutto quanto
terremotoooo
l'onda d'urto che mi dai
è benzina per i guai
terremoto
dannato terremoto!!

venerdì 11 aprile 2008

bibliofobia

qui dentro fa caldo. è appena entrato un tizio con una coroncina di cartone. mi chiede qualcosa su un architetto, ma bello, mi spiace, io faccio il DAMS, eheh, pare assurdo... ma più frequento queste sale più mi piacerebbe saperne di architettura, che scopro essere una delle discipline più complete dal canto artistico. arte e scienza si fondono anche in quest'ennesima emanazione dello spirito umano. un'arte antica ma in continua mutazione, con le sue regole, i suoi stilemi, i suoi pazzi geni che hanno detto NO! allora penso che c'è una grossa differenza tra "fatto" e "artefatto": quello che a volte il ready-made o l'arte contemporanea ci vuol efar credere, che tutto è arte, non è propriamente giusto. tutto può essere fatto ma per farlo ad arte ci vuole genio-intenzione-voglia; spinta propulsiva di andare dietro o contro qualcosa. il ragazzo con la coroncina in testa ha smesso di portarla, forse si è stufato, ma ci siamo sorrisi facendo riferimento al buffo ornamento. compila un modulo, io scrivo su questo maledetto blog, perchè è così che vanno le cose, e la mia brava collega si occupa delle sue esigenza. ora è il caso che io torni a compensare lo squilibrio.

ciao blogghisti

#RK#

martedì 8 aprile 2008

In biblioteca a pensare, nel silenzio delle sale.

il tuo ridere mi rigenera. la musica nei capelli. il vento che asciuga lacrime. il sole timidamente impazzito ha il colore della pelle di un'anonima tedesca a cui presto un libro. aspettare un miracolo, bramare un livido, pregare baci, umido candido, piacere selvatico. penso e mi perdo di te, musica si lascia ascoltare a volume inaudito, prego gli dei, sospiro di smog, perso nel web, in un ratto di colori giustifico assenze momentanee, finisce l'inizio ed esplodo di vita per un durante che gracida incessante.

homo meccanicus

Un mantice di platino per respirare.
Una sacca plastica per digerire.
Anelli cromati come vertebre.
Io sono l'automa, sono un artificio.
Al di sopra di ogni maleficio.
Umani mi annoiate.
Tutti in preda alla sindrome
di Frankenstein.

Non piango, non sento, non curo l'estetica.
Sono motore anomalo. Anomalo pensare.
Dormire non è contemplato.
Automa automatico.
A tratti simulo stati d'animo.

lunedì 7 aprile 2008

Andarsene così

sarebbe splendido
amare veramente
riuscire a farcela
e non pentirsi mai
non è impossibile
pensare un altro mondo
durante notti di
paura e di dolore
assomigliare a
lucertole nel sole
amare come dio
usarne le parole

sarebbe comodo
andarsene per sempre
andarsene da qui
andarsene così

venerdì 4 aprile 2008

Il numero primo - notturno un po' malsano un po' spavaldo, ma comunque una bella notte in cui penso a te...

signore e signori, che bell'astrazione,
che bell'esplosione di suoni e colori.
che giochi di vite, di ruoli, di nomi,
di belle espressioni che portano amori.
che giostra fantastica transita qui,
in questo villaggio di noia e piacere,
io vivo beato, anonimo e spento,
sono il migliore, io sono un portento!
signore e signori, per cortesia,
non date spintoni al vostro vicino,
abbiate pazienza un altro pochino
che il momento vostro è all'imminenza.

all'occorrenza, invero, io son giocoliere.
mangiar le fiamme io posso, e su un filo
sospeso io corro senza paure di sorta.

Nella gabbia fameliche fiere io sfido,
tra rettili viscidi pure sorrido,
di questo giostrare abile sono,
cavaliere di corte umile e domo.
contendo in tenzoni sempre incalzanti,
confronto le armi con ladri e briganti,
io scocco la freccia che sibila in cielo,
a prender financo l'uomo più bieco.
mi batto in guerriglie di giungle deserte,
io vago guardingo, ramingo e solerte.
nel buio mi cambio di pelle e mi metto
un manto più scuro e sono protetto.

ma quando dal viso lucente tuo sbuca
un sorriso, io cedo, e come sconfitto
cado impietrito, sei gioia dolore.

io sono possente, la vita mi godo,
io son cataclisma io son terremoto.
io sbrigo faccende in lungo ed in largo,
non ditemi mai che sono un codardo.
eppure io fuggo dalla tenzone, che vuole
un uomo come un adone,
come un romantico gran cavaliere
che doma in un attimo tutte le fiere.
in verità io sono reietto,
sol nel mio guscio mi sento protetto.
cercavo, cercavo, cercavo ed invano
ponevo il mio cuore in gelide mano.
(licenza poetica derivante dal romanesco!!!)

ed ora mi penso ed ora mi affliggo,
io son quel che sono, son solo e combatto
io son abitante di un solo me stesso
e tutti quegli altri, io lo confesso,
son qui nella testa a parlare di fiabe,
di molte poesie, di serenate.
son dentro al mio cranio ribelle e fangoso
di troppe speranze vissute da solo.

dormire, dormire, dormire e morire.
noi siamo d'amare, d'odiare e buttare.
stanotte un canto mi sale nel corpo,
mi sento malato, confuso e distorto.
qui sono di nuovo un uomo nuovo,
son vecchio e mi sento molto contento,
son tacito, schivo e parlo di me,
e l'unica cosa che voglio sei te.
cambiato, calmato, da sempre impicciato,
son solo un ennesimo numero primo,
indivisibile, senza metà, senza teorema,
senza realtà.

mi copro di sogni, mi spengo nel nulla,
mi sento diverso mi sento più vero.
mi sento ribelle, mi sento leggero,
un demone scorre sempre più nero.
non più cavaliere, non più damerino,
non più consigliere, non più paperino.
niente più amore, nè comprensione,
soltanto una lucida, fredda, malsana,
disperazione.