mercoledì 3 ottobre 2007

IMMAGINI VIOLENTE MAI APPARTENUTE

Tenevo la luce spenta, mentre di fronte a me, la sua finestra era illuminata. Era distesa sul letto, lo sapevo, vedevo le sue spalle nell’angolo destro della camera. Leggeva un libro, la luce soffusa che le illuminava i capelli neri. Di tanto in tanto si aggiustava una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Adorabile. Ogni volta che mi acquattavo dietro la persiana a spiarla mi sentivo in colpa come un nazista. Lo so che rubavo la sua privacy, che violavo la sua intimità, ma non lo facevo con cattiveria, il mio unico scopo era quello di godere della sua magnifica bellezza. Per me era come spiare un Picasso, un Van Gogh: era inconcepibile che tanta bellezza dovesse rimanere segregata tra quattro mura, ad allietare solo chi aveva la fortuna di averla vicino. Il telefono squilla. Si alza, ha un pigiama grande, non è neanche volgare. Quante ne ho viste, (nei film e nelle cassette pornografiche) che dormono senza la biancheria, oppure che portano strani vestitini, anche quando vanno ad aprire all’idraulico. Lei era casta e pura, meravilgiosamente bambina, nel suo essere una donna. Si mette a ridere, mentre parla, gioca con il filo del telefono. Ride e gironzola per la camera. È sicuramente qualcuno a cui vuole molto bene, oppure che la fa stare particolarmente bene. È il suo ragazzo – pensai – è quell’usurpatore che ha imbrigliato la sua bellezza per farne una fruizione personale. Magari è uno di quegli imbecilli che le dicono di non mettersi la gonna, oppure di non truccarsi. Certo che lei è molto meglio struccata, conserva una naturalezza più genuina. Non è volgare come tante che vedo in giro. Tante, troppe donne che si imbellettano senza motivo, per far risaltare qualcosa che ormai non è più. La bellezza data dalla giovinezza è un valore troppo effimero per basarci una vita. A me fanno un po’ pena quelle persone che si vedono crescere le rughe e poi si ritrovano incantati di fronte ad uno scaffale di una profumeria per scegliere la migliore crema anti-rughe, che previene l’invecchiamento della pelle, che ringiovanisce, oppure che fa sparire, con un delizioso effetto lifting, il doppio mento. Mi veniva da ridere.
Entra sua madre in camera. Lei istintivamente poggia la cornetta al petto, lo tiene nascosto, tra i seni, quel gesto di mettersi istintivamente al proprio grembo qualcosa che non si vuole dividere con nessuno, qualcosa da conservare e da difendere, persino da quella che non è un’intrusa, la sua dolce mamma, che a me sembra una donna molto simpatica, ma che invece lei detesta. Appena entra in camera – infatti – lei si irrigidisce, e diventa un pezzo di ghiaccio, si terrorizza, si guarda intorno, come se stesse facendo qualcosa di immorale, come se la sua esistenza si tenesse in bilico su un reato colto in flagrante, un peccato latente che anche se non sussiste, aleggia nella sua vita, una colpevolezza quasi cattolica di essere incautamente venuta al mondo. Si ritrae e dice delle cose, evidentemente irritata. La madre va via, e lei scoppia a piangere al telefono, singhiozza e dopo pochissimo attacca il telefono, lo guarda. Lo guarda con una faccia pietosa che sembra dire: “Neanche te? Neanche te riesci a capire il motivo delle mie lacrime?” Che molto probabilmente il motivo delle sue lacrime non lo conosce neanche lei. Si sdraia sul letto. Vedo le sue spalle che sussultano, in inequivocabili singhiozzi di pianto. Spegne la luce, e come ogni volta, mi sento distrattamente triste, come se avessi visto qualcosa di tremendo, che potrei, volendo, migliorare, ma effettivamente, le distanze che si creano tra situazioni tanto vicine spazialmente, ma lontane anni luce per quanto riguarda la loro percezione, inibiscono ogni intervento, ogni modulazione, ogni influenza. Mi metto a dormire, un po’ reo, un po’ divertito.
“Questo voyerismo è meglio del cinematografo” pensai.

#RK#

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