venerdì 19 settembre 2008

il racconto di "P"

da bambino P giocava tra le macchine sotto casa sua.
era felice P.

a nove anni si innamorò della sua compagna di banco delle elementari.
la sua prima delusione d'amore.

a dodici anni P si innamorò della sua compagna di banco delle medie.
la sua seconda delusione d'amore.

a quindici anni P andava ad un istituto di soli uomini.
fino a diciotto anni P scelse di non diventare omosessuale.
fino a diciotto anni P non ebbe altre delusioni amorose.

a vent'anni, mentre si laureava in ingegneria P conosce sonia.
è amore a prima vista.
lui le spiegava le equazioni, lei gli insegnava a baciare con la lingua.

a venticinque anni muore il padre di P.
P cade in depresssione, perchè l'ultima cosa che aveva detto a suo padre era stata: vaffanculo brutto ipocrita!
P depresso da la colpa a sonia della sua tristezza, e sonia vive la sua prima vera delusione amorosa.

P lascia l'università.
trova un lavoro in un call center, lo pagano bene, ma non abbastanza.
conosce lucia, sono felici ma non abbastanza.
trova una casa, non grande abbastanza.
intorno P ha conoscenti, non più amici, che lo amano, ma non abbastanza.

a trentatrè anni muore la madre di P .
P non ritenne di soffrire in maniera adeguata. fa finta di niente.

P perde il lavoro.
non può pagarsi l'affitto e lucia lo lascia.
P non vive neanche un'emozione.
per fortuna non lasciano nessun figlio.

P vorrebbe piangere, pensa a sua madre, a suo padre, a tania e al passato, ma non una lacrima fuoriesce dai suoi occhi fissi nel vuoto.

P scopre il gin, la tequila, il whisky, la wodka.
P vaga per roma, vive sulle sponde del biondo tevere, e gira per roma in cerca di sonia.
P decide che non vuole mai più soffrire per amore.

P ha quarant'anni, si ubriaca ogni giorno, e ne dimostra cinquanta.
un giorno finisce i soldi in fondo ad una birra comperata in un discount, che neanche gli ha fatto effetto. spacca il vuoto e lo usa come arma contro il cassiere del discount.

P si fa 7 anni di carcere per questa stronzata.
in carcere subisce angherie, stupri, pestaggi e scherni d'ogni tipo.
in carcere conosce gente.
ogni tanto legge un libro, ogni tanto scrive una poesia.

a quarantasette anni P esce di prigione.
giura che non toccerà mai più un goccio in vita sua.
P chiede l'aiuto dell'assistenza sociale.
P attende, nel paese delle attese.
intanto chiede l'elemosina ad un semaforo a trastevere.

è il 28 agosto 2008.
mentre il semaforo rosso porta macchine all'attenzione di P , vede sonia in una macchina enorme. alla guida c'è un uomo in giacca e cravatta e dietro, nei sedili posteriori due bambini adorabili giocano.
lo salutano e lui si avvicina con occhi sognanti.
"sonia" dice sbigottito P.
lei lo guarda, sgrana gli occhi e si gira a guardare altrove.
sonia aveva impiegato cinque anni della sua vita per dimenticarlo.
P, quell'imbranato adorabile che non sapeva baciare.
la grande macchina che conteneva il suo grande amore perduto sfreccia sul lungotevere, e P fa finta di niente.

P è triste. amareggiato. si vergogna di se stesso e della razza umana.
vorrebbe uccidersi. passa noti intere a decidere il suo suicidio, poi, con codardia, lascia perdere.
lascia correre anche quello.

P pensa che tutto sia un grosso scherzo, che la sua vita è finita sotto una macchina, come quel pallone irraggiungibile che finiva sotto la marmitta della 127, quando nel cortile di casa sua, al prenestino, tirava calci al pallone con gli amici del palazzo ed era spensierato e felice.

P credeva che prima o poi si sarebbe svegliato, perchè tutto quello non poteva essere vero. quando prendeva appunti di fisica all'università, e toccava l'alcool solo per sballarsi con gli amici, quando usciva, e guardava una ragazza e gli sorrideva, e non diceva "no, non c'ho spicci".

P, ancora oggi, sopravvive.

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