martedì 8 luglio 2008

riflessione...

in principio era il verbo. la cultura si tramandava intorno al fuoco la sera, si tramandava nei villaggi, nelle grandi città, e nelle piccole tribù. si tramandavano racconti, miti, religioni, leggende, storie di uomini, donne, dèi, re, regine, si tramandavano le più disparate categorie di informazioni, ricette, stili di vita, detti proverbiali.
dopo venne gutenberg. gutenberg stampava. si disse di lui un gran bene. si dice di lui un gran bene, ancora se ne tesono le lodi. è considerato l'uomo più importante del millennio.
gutenberg ha creato un modo per lasciare la parola legata ad una convenzione di larghissima diffusione. la convenzione della parola scritta. (la riproducibilità tecnica non solo dell'arte, ma della parola, del pensiero) quella che poi durante i secoli a venire sarebbe divenuta la maniera preferita di trasposizione e divulgazione del pensiero umano, a livello globale e convenzionale.
dopo arrivò il signor daguerre, con la sua macchina fotografica ante litteram, il "dagherrotipo" (brevetto poi acquistato da altri, un po' come hanno fatto i lumière). una geniale scatola per catturare la luce. la chimica, la tecnica venivano in aiuto di nuovo all'uomo per portare su un supporto fisico, la materializzazione di un pensiero umano. nel beneamato (e anche benodiato) XX secolo, il cinema e la televisione, finiscono il loro lavoro, e lo diffondono in maniera totale nelle vite di ognuno di noi. i bambini oggi imparano prima il linguaggio televisivo e videoludico di uno schermo, che quello delle parole scritte sul quaderno.
questa propensione modifica il ragionamento, modifica il punto di vista, modifica la natura della nostra capacità di astrarre un concetto da una parola (orale) scevra di un corrispettivo tangibile nella realtà. l'immagine è vocativa, analogica, complementare, ma comunque rappresenta un concetto, un significato, un senso.
è il nuovo modo di scrivere, la nuova scrittura arriva tramite le immagini, e tramite quel campo sensoriale vatissimo quanto quello visivo che è quello dell'audio.
l'audiovisivo, o cinema espanso, o mondo del visibile, è quindi la nuova innovativa tecnologica idea geniale per "scrivere" il pensiero. ma la televisione, non gioca forse a creare un pensiero? non gioca forse a plasmare un tipo di prodotto vendibile? così come in molti altri media, il capitalismo ha prosciugato ogni mero intento comunicativo per camuffarlo da intrattenimento e inserirvi una tecnica astuta per vendere un prodotto. a volte, (perchè non voglio parlarne troppo male) con dei risultati eccellenti, di incontro tra arte e pubblicità ad esempio. (da carosello alle pubblicità girate da noti registi contemporanei, tra macchine, profumi e pubblicità progresso)
si va a delimitare quindi un nuovo panorama, dove l'immagine sonora diventa una componente essenziale del linguaggio. non potremmo mai più prescindere dal dominio dell'immagine. siamo ancora però all'inizio; gli albori delle avanguardie realizzative di questo dispositivo, mezzo, tenica. e non possiamo che studiarlo, criticarlo, analizzarlo e non prenderlo mai per scontato o vero quello che passa in televisione, sopratutto nell'era dell'avvento del digitale e della sua diffusione capillare. è principalmente "spettacolo". è principalemte "intrattenimento", e purtoppo nella stragrande maggioranza dei casi è un modo subdolo e compiacente di venderci dei prodotti d'elitè molto costosi.
con ciò però non voglio assolutamente denigrare questo meraviglioso mondo della comunicazione, dell'intrattenimento globale, dell'unico vero modo che ha l'uomo di non affondare nella sua ormai galoppante corsa verso l'individualità. andiamo incontro ad un linguaggio semplice, tramite un mezzo semplice (la stessa televisione, ma penso anche alla radio e ormai al mezzo per eccellenza che è internet) che ancora una volta ci porti ad una sorta di aggregazione sociale, e probabilmente sta cambiando il nostro modo di agire, di pensare, e di interpretare le priorità della natura. torniamo al linguaggio del corpo, a valorizzare l'immagine, l'estetica, la forma. la fine del novecento è l'epoca occidentale delle avanguardie sociali, come il rock, il punk, e tutta la rivoluzione estetica degli anni 80. poi il boom dei tatoo e piercing negli anni 90. torniamo all'espressione tribale, di scritte su magliette, di blog, e di trucchi evidenti e travolgenti. come nuove tribù ancestrali radicate nelle città. le città che trovano sui loro muri i graffiti. parole disegnate. immagini.
l'era dell'immagine ci prevarica, ci avvolge e noi ne siamo figli. o nipoti, ma comunque ne siamo parte.
RK
-n-a-t-u-r-a-l-m-e-d-i-a-d-e-m-e-n-t-i-a-

1 commento:

Anonimo ha detto...

E come disse Alvin Boyarsky (te lo scovi su Google): "Noi combattiamo la battaglia coi segni sui muri"