domenica 12 febbraio 2012

ordine, intuizioni, e poi una filastrocca

l'ordine ha una maniera non riuscita.
è casella,
è metodo,
è viti e bulloni perfetti,
disegnati dall'architetto,
disegnati dall'ingegnere,
disegnati dai numeri,
designato quest'ordine alla sua innaturalezza.

l'ordine ha degli schemi ben riusciti,
fino a quando il caos, e il caso
suo anagramma, incombono,
subentrano.
nel caos non c'è regola, è astrazione duratura,
che mescola la scienza e la natura,
sotto le spoglie di assioma,
come la nave dentro la bottiglia,
resta fermo e incasellato quel natante,
con le vele senza vento non arriverà distante.

c'è la regola alfabetica, la regola monotona,
c'è la regola del fischio lungo stupido e bugiardo,
c'è la regola dell'altro sempre ignavo e un po' codardo,
c'è la regola del vero, e della sua negazione,
c'è la regola al diverso e alla discriminazione,
c'è la regola del male, come solo una sciagura,
c'è la regola del giusto, che va un po' contro natura.

c'è il regolo e il regolame, che accomuna gente mesta,
ad un sordido pollame, con la vita viceversa,
senza grosse aberrazioni, l'uomo è macchina perfetta,
con il fegato e i polmoni, e la sua postura eretta.

con le viscere infiammate,
con le palpebre assonnate,
con il cuore crepitante,
con le ossa surgelate,
con le mani sempre in mostra,
con la mente fuori posto,
con la bocca che vorrebbe,
con il corpo che fibrilla,
con il naso che vacilla,
sente odori a più non posso,
sente l'aria che si tinge
con il rosso tinto addosso,
è furente, è tanto strano,
figlio di animo malsano,
figlio di un altro cliché,
vivo chissà poi perché...

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