mercoledì 1 febbraio 2012

il nuovo mondo

curva, curvando la tela. e la mela e la vela lontana.
lontana la vela mi soffia nel vento e scontento rimango scoperto.
l'america! disse quel tizio seduto sul palo che vede lontano e che mai parla piano,
la mela la vela e la santa miseria, la nave il vento e l'equipaggio tutto,
mi misero addosso la paura del brutto, del vecchio, del nuovo, di tutto un grande frastuono,
oibò marinai gettiamo le ancore, arrotoliamo le vele, arrotondiamo le lame e srotoliamo bandiere.
andiamo per terre nuove a scoprire genti sincere, a vendere loro dei nuovi sorrisi, a fingerci dei.
andiamo a rubare la vita, andiamo col nostro intelletto lì dove tutto è protetto da madre natura,
e non c'è pistola, non c'è cannone, non c'è contratto.
ci stanno soltanto uomini liberi, che vagan la terra con maestria felina, che solcano i fiumi su giunchi incordati,
che mangiano foglie, che curano i mali, pregando gli spiriti, venerando animali, ricordando che il mondo non è una pensione, della quale ti disfi col letto sconvolto.
non siamo il padrone, siamo i suoi figli, che proliferati come conigli l'abbiamo negata, stuprata ammazzata, violentata, lacerata, e infine dimenticata.
la terra,
la terra,
la terra!
urlò quel mozzo, arrampicato sul gozzo, che vento lo colga e che cada di sotto!

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