Il sole.
Gli alberi e la montagna.
Un profumo e un silenzio che vengono solo da un lago.
Sapori e odori antichi. Genuini. E' nella semplicità di questo popolo che esiste la loro forza. Antichi rituali, dai quali il mio spirito metropolitano si distacca. E' privo di legami. Privo di quei meccanismi, nei quali mi perdo e mi affascino, ma che non mi appartengono.
Il patriarcato, il maternalismo puro. Diffondono nell'aria qualcosa di antico e stantio. Nonostante ciò, mi incuriosisce.
Rivela una natura incontaminata da un progrsso che porta dei grandi vantaggi, ma che in sua assenza lascia vivi dei meccanismi che andrebbero preservati.
Dei fiori ancora nascono in questo giardino rogoglioso e trascurato, e di tanto in tanto avverto queste radici, sotto quello strato di asfalto che ormai intorpidisce e consolida le mie membra.
Resto però immobile di fronte ad un silenzio, una quiete che mi vengono da definire "innaturali" ma che invece sono l'esatto opposto. Nella loro semplicità c'è un rispetto innato della loro terra. Un amore per il territorio che si vede di rado in una città, e capisco quanto il contatto con la natura mi manchi profondamente.
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Nel tuo sorriso vedo un sole che splende vivo e fresco. E' vero, è libero da contaminazioni, è un fulmine che squarcia tutte le relazioni false che ho vissuto in una giungla di palazzi e aerei e auto.
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Ronzano le mosche, nel loro habitat. Scoiattoli che si arrampicano lesti senza conoscere un male che ha sradicato i propri simili altrove.
Sono io che mi sento un intruso qui. Con i miei vestiti e i miei accessori.
Il muschio si arrampica su un muro, tra le pieghe del suo intonaco, a rimprendersi uno spazio strappatogli senza chiedere. L'umanità di questa gente che convive con tutto questo, mi fa perdere ogni voglia distruttiva.
Mai come ora so che l'uomo portatore del "suo progresso" è un cancro distruttore di ciò che lo ha generato. Un'anomalia.
L'umanità ha perso quel legame sacro e indissolubile che ha col suo pianeta. Si è dimenticato di portare in se quella riconoscenza che è dovuta all'ambiente in cui si è evoluto. Come disconoscere un genitore.
Un giorno la natura a gran voce reclamerà tutto ciò. Il pianeta si riapproprierà di se stesso, distruggendo ciò che è anomalo in un malsano ricordo.
L'umanità ha perso. Troppa gente è schiava di questa prigione di diamanti.
Quanta assuefazione, quanta stupida omologazione. Quanti falsi valori e inutili profitti spingono l'uomo ad appropriarsi indebitamente di qualcosa che non può reclamare?
Confido in questo silenzio, in questo fruscio d'alberi generato dal vento, in questo sole caldo che illumina i miei pensieri neri e i miei malumori, di fronte ad un pessimismo che mi spinge a credere nella mia fortuna di uomo ancora in grado di scegliere. Ma la mia libertà non sarà quella di mio figlio, e suo figlio forse non sarà libero abbastanza per prolungare la mia progenie.
Il silenzio è interrotto da rumori di veicoli, un po' come la mia "parte nera" ha oscurato l'idillio che avevo creato. Rumore di motori, che stonano col sottofondo estivo di un giorno straordinario, che mi spinge a scrivere in libertà ciò che la mia mente partorisce liberamente.
Le ambizioni, il futuro, sublimano nella punta di uno spillo, diventano un tutt'uno indissolubile, e mi sento vivo.
Gli alberi e la montagna.
Un profumo e un silenzio che vengono solo da un lago.
Sapori e odori antichi. Genuini. E' nella semplicità di questo popolo che esiste la loro forza. Antichi rituali, dai quali il mio spirito metropolitano si distacca. E' privo di legami. Privo di quei meccanismi, nei quali mi perdo e mi affascino, ma che non mi appartengono.
Il patriarcato, il maternalismo puro. Diffondono nell'aria qualcosa di antico e stantio. Nonostante ciò, mi incuriosisce.
Rivela una natura incontaminata da un progrsso che porta dei grandi vantaggi, ma che in sua assenza lascia vivi dei meccanismi che andrebbero preservati.
Dei fiori ancora nascono in questo giardino rogoglioso e trascurato, e di tanto in tanto avverto queste radici, sotto quello strato di asfalto che ormai intorpidisce e consolida le mie membra.
Resto però immobile di fronte ad un silenzio, una quiete che mi vengono da definire "innaturali" ma che invece sono l'esatto opposto. Nella loro semplicità c'è un rispetto innato della loro terra. Un amore per il territorio che si vede di rado in una città, e capisco quanto il contatto con la natura mi manchi profondamente.
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Nel tuo sorriso vedo un sole che splende vivo e fresco. E' vero, è libero da contaminazioni, è un fulmine che squarcia tutte le relazioni false che ho vissuto in una giungla di palazzi e aerei e auto.
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Ronzano le mosche, nel loro habitat. Scoiattoli che si arrampicano lesti senza conoscere un male che ha sradicato i propri simili altrove.
Sono io che mi sento un intruso qui. Con i miei vestiti e i miei accessori.
Il muschio si arrampica su un muro, tra le pieghe del suo intonaco, a rimprendersi uno spazio strappatogli senza chiedere. L'umanità di questa gente che convive con tutto questo, mi fa perdere ogni voglia distruttiva.
Mai come ora so che l'uomo portatore del "suo progresso" è un cancro distruttore di ciò che lo ha generato. Un'anomalia.
L'umanità ha perso quel legame sacro e indissolubile che ha col suo pianeta. Si è dimenticato di portare in se quella riconoscenza che è dovuta all'ambiente in cui si è evoluto. Come disconoscere un genitore.
Un giorno la natura a gran voce reclamerà tutto ciò. Il pianeta si riapproprierà di se stesso, distruggendo ciò che è anomalo in un malsano ricordo.
L'umanità ha perso. Troppa gente è schiava di questa prigione di diamanti.
Quanta assuefazione, quanta stupida omologazione. Quanti falsi valori e inutili profitti spingono l'uomo ad appropriarsi indebitamente di qualcosa che non può reclamare?
Confido in questo silenzio, in questo fruscio d'alberi generato dal vento, in questo sole caldo che illumina i miei pensieri neri e i miei malumori, di fronte ad un pessimismo che mi spinge a credere nella mia fortuna di uomo ancora in grado di scegliere. Ma la mia libertà non sarà quella di mio figlio, e suo figlio forse non sarà libero abbastanza per prolungare la mia progenie.
Il silenzio è interrotto da rumori di veicoli, un po' come la mia "parte nera" ha oscurato l'idillio che avevo creato. Rumore di motori, che stonano col sottofondo estivo di un giorno straordinario, che mi spinge a scrivere in libertà ciò che la mia mente partorisce liberamente.
Le ambizioni, il futuro, sublimano nella punta di uno spillo, diventano un tutt'uno indissolubile, e mi sento vivo.
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