giovedì 24 aprile 2008

nuovi antidoti per sisifo

si sta in cerca come a fiutare sempre un nuovo odore, un odore familiare, qualche odore nel quale ci si possa rispecchiare, abbandonarsi. sono in cerca di un antidoto alla rabbia, che mi sale nella gola ad amareggiarmi. caffè amaro sul comodino. ritmi amorfi nel cervello, martellante incessante voglia di non pensare. i giorni scorrono sempre più affolati di cose da fare per abolire la meditazione, la razionalizzazione. la paura non abbandona mai questi tempi. tempi di omicidi, di indifferenza, di morte e di cieli neri che sanno di un futuro che tarderà ad arrivare radioso. è l'indirizzo di questo mondo? il dubbio principale che mi pongo quando resto basito da quello che vedo. sarà una forma di paranoia, di depressione generale, sarà una maledizione? un rito diabolico, una punizione divina, o forse sarà il "mal de siecl"? o come dannazione si scrive? in francese le uniche parole che conosco sono: bonjour, bonsoir, madame et monsieur, mademoiselle, Truffaut, Godard e Chabrol! Jean Paul Belmondo, e oui, je souis Catherine DeNeuve. poi qualche altra, tipo "princesse"...
scopro che più i tempi si fanno nefasti, più tendo a trascurare. trascuro tutto ciò che sa farmi stare bene, ciò che mi equilibria. sempre a scapito di piccole consuetudini tendo a scegliere la grande felicità (e comincio a dubitare che esista), sbilanciandomi verso un sempre ignoto salto in avanti. cado sempre a faccia a terra, non fossero metafore queste, sarei sfigurato... non fossero metafore, smetterei di picchiare la faccia...
il caffè faceva schifo, davvero schifo. era amaro. come certe sensazioni che ti risalgono dalla pancia alla gola, e poi riscendono nell'anima, e la sporcano, facendomi sentire ogni giorno sempre più arrabbiato, sfiduciato, contagiato, da questo maledetto dolore generale, che ci terrorizza tutti. la paura di perdere la mia unicità è tanta, la paura di non reggere, di constatare che il mio posto l'ha già preso qualcun altro. mentre io faccio la fila insieme a tanti, che disperatamente non sanno davvero cosa vogliono. non vi nascondo che vedo tutto andare alla deriva, tutto inutile, ma mi piace lo stesso. in questo effimero portare avanti la pietra su per la scarpata.

elio docet:
la tristezza vien vissuta come un valore negativo
mentre invece va vissuta come un valore positivo
non commettete l'errore di denigrare la tristezza

in questi tempi in cui sembra che si debba essere tutti felici e soddisfatti, in quest'epoca sintetica, finta, fatta di finti sorrisi, di ipocrisie malsane, di atteggiamenti deplorevoli...

la questione è che i miliardi fanno passare la tristezza

non si dovrebbe essere felici per quello che si ha...
quando tutto questo collasserà, io stapperò la bottiglia di "moet e chandon" che tengo sotto il letto, a prendere polvere insieme ai puzzle di mia sorella.


volete sapere la verità?
è che me so rotto er cazzo!

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