venerdì 4 aprile 2008

Il numero primo - notturno un po' malsano un po' spavaldo, ma comunque una bella notte in cui penso a te...

signore e signori, che bell'astrazione,
che bell'esplosione di suoni e colori.
che giochi di vite, di ruoli, di nomi,
di belle espressioni che portano amori.
che giostra fantastica transita qui,
in questo villaggio di noia e piacere,
io vivo beato, anonimo e spento,
sono il migliore, io sono un portento!
signore e signori, per cortesia,
non date spintoni al vostro vicino,
abbiate pazienza un altro pochino
che il momento vostro è all'imminenza.

all'occorrenza, invero, io son giocoliere.
mangiar le fiamme io posso, e su un filo
sospeso io corro senza paure di sorta.

Nella gabbia fameliche fiere io sfido,
tra rettili viscidi pure sorrido,
di questo giostrare abile sono,
cavaliere di corte umile e domo.
contendo in tenzoni sempre incalzanti,
confronto le armi con ladri e briganti,
io scocco la freccia che sibila in cielo,
a prender financo l'uomo più bieco.
mi batto in guerriglie di giungle deserte,
io vago guardingo, ramingo e solerte.
nel buio mi cambio di pelle e mi metto
un manto più scuro e sono protetto.

ma quando dal viso lucente tuo sbuca
un sorriso, io cedo, e come sconfitto
cado impietrito, sei gioia dolore.

io sono possente, la vita mi godo,
io son cataclisma io son terremoto.
io sbrigo faccende in lungo ed in largo,
non ditemi mai che sono un codardo.
eppure io fuggo dalla tenzone, che vuole
un uomo come un adone,
come un romantico gran cavaliere
che doma in un attimo tutte le fiere.
in verità io sono reietto,
sol nel mio guscio mi sento protetto.
cercavo, cercavo, cercavo ed invano
ponevo il mio cuore in gelide mano.
(licenza poetica derivante dal romanesco!!!)

ed ora mi penso ed ora mi affliggo,
io son quel che sono, son solo e combatto
io son abitante di un solo me stesso
e tutti quegli altri, io lo confesso,
son qui nella testa a parlare di fiabe,
di molte poesie, di serenate.
son dentro al mio cranio ribelle e fangoso
di troppe speranze vissute da solo.

dormire, dormire, dormire e morire.
noi siamo d'amare, d'odiare e buttare.
stanotte un canto mi sale nel corpo,
mi sento malato, confuso e distorto.
qui sono di nuovo un uomo nuovo,
son vecchio e mi sento molto contento,
son tacito, schivo e parlo di me,
e l'unica cosa che voglio sei te.
cambiato, calmato, da sempre impicciato,
son solo un ennesimo numero primo,
indivisibile, senza metà, senza teorema,
senza realtà.

mi copro di sogni, mi spengo nel nulla,
mi sento diverso mi sento più vero.
mi sento ribelle, mi sento leggero,
un demone scorre sempre più nero.
non più cavaliere, non più damerino,
non più consigliere, non più paperino.
niente più amore, nè comprensione,
soltanto una lucida, fredda, malsana,
disperazione.

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