domenica 10 settembre 2006

La notte bianca...

Ebbene sì. Dopo l'anno scorso, recluso in casa a guardare la tv... (un documentario sui camaleonti n.d.r.) quest'anno mi sono buttato di testa nella vita notturna della città pulsante. Il mio spirito sempre contestatore ne avrebbe di cose da contestare, ma preferisco incentrarmi su quanto di bello c'è stato.
Camminare, innanzi tutto... Durante questa notte ho camminato.
Ci siamo mossi molto tardi, per un po' di ritardi contingenti, quando si è in tanti i tempi si dilatano, mi meraviglio che ancora ci siano persone che se ne stupiscono. Quindi anche la notte bianca delle attese, ma va bene così.
Arrivo a Laurentina alle 22:25, le prime "companeros" si presentano alle 22:45. In quei venti minuti di solitudine - si fa per dire ero circondato da persone, ragazzetti che si incontravano, coppiette, un signore un po' alticcio che ogni due minuti passava e sorrideva insomma solo ma non proprio - mi sono ascoltato a gran volume alcune canzoni dal mio Mp3. Portarmi il lettore in questa notte, è stata una bella mossa devo riconoscerlo, bella mossa anche la felpa, che ho messo quando faceva freddo e che ho tolto all'alba, quando non serviva più.
Prime vicissitudini alla metropolitana a Laurentina. Alcuni ragazzi, che definirò "apprezzatori estremi della professione del bevitore" avevano avuto, in un impeto di protesta a causa dei treni che tardavano a passare, la folgorante, malsana, tanto geniale idea di occupare i binari del metrò, e passeggiarvi allegramente. Poi, venimmo a sapere che mezz'ora dopo la nostra rinuncia al mezzo su rotaia, prediligendo l'autobus, la metropolitana venne ripristinata. In tutto questo, arriviamo col 30 presso la stazione ostiense, da lì, l'idea di prendere un autobus che ci portasse al centro, ma no, l'autobus era da pivelli, noi abbiamo optato per le scarpe. Ignari che a fine nottata quella decisione si sarebbe ritorta con veemenza sui nostri piedi.
Quindi, prima tappa della via crucis: STAZIONE OSTIENSE - CAMPIDOGLIO.
Camminare mi è piaciuto, abbiamo visto gente, abbiamo chiacchierato molto, ci siamo fatti due risate, quella, a dispetto della meta che stavamo per visitare, era già la notte bianca. Arriviamo al Campidoglio, gremito di persone, riusciamo ad ascoltare venti minuti di spettacolo di Gigi Proietti, che tralaltro conoscevo a memoria, ma va bene così. Pausa gradini, per riposare un po', sigaretta, un goccio di birra, e si riparte.
Seconda tappa: CAMPIDOGLIO - STAZIONE TERMINI.
Lì, a ballicchiare ritmi spagnoli con limoncello e zia al seguito, ci aspettava l'altra metà della ciurma, accessoriati da qualcosa che cominciava ad essere di graditissimo e indispensabile utilizzo: delle sedie! Balliamo un po' di ska, e un po' di ritmi latini, il gruppo che suona è spagnolo, e sono bravi, passiamo forse quaranta minuti lì a cazzeggiare, quando alle 03:30 circa, si decide di arrivare al prossimo waypoint. Passiamo per Via Nazionale, e lì con la musica nelle orecchie mi sento leggero e indistruttibile. Sono in un guscio armonico che mi avvolge, le cuffie e Beck rendono impossibile la vita al rumore che viene dalla strada, così vedo le immagini di una città che imperversa ovunque con irruenza, goliardia, risate, tristezza, come in un film. Colonna sonora, la mia musica.
Terza tappa: STAZIONE TERMINI - CAMPO DE' FIORI.
A campo il panorama che avevo lasciato dal vittoriano in poi era cambiato, data l'ora tarda, si cominciavano a vedere scene di gente che pisciava ovunque e che giaceva stordita nel suo vomito. Nulla mi turba però, guardo a questi eventi con una tale sufficienza, quasi uno sguardo da inevitabile conseguenza. Alcuni membri della ciurma a Campo vacillano, Silvia e Claudia appoggiano la testa ovunque, e ovunque si addormentano, Giorgio ha lo sguardo assente. Il resto dell'equipaggio è ancora attivo.
Quarta tappa: CAMPO DE' FIORI - PINCIO.
Questa è stata la tappa più massacrante, senza un motivo apparente, forse per effetti ritardati dello ska di termini, il mio piede destro comincia a farsi dolorante. Troviamo una soluzione, mentre Vinicio Capossela comincia il suo concerto - alle 6:00 - noi, pochi superstiti cadiamo su noi stessi accasciandoci sul selciato, che sarà la nostra locazione fino alla fine dell'avventura.
Quinta e ultima tappa: PINCIO - CASA.
Zoppico fino alla metro "Spagna", prendiamo un claustrofobico ascensore, io sempre con un po' di rock nelle orecchie, e intontito dal sonno, e da altro, impongo il mio zaino sul piccolo corpo di una ragazza che è dietro di me in ascensore. "La discesa dura poco, soffrirai per poco ragazza!"
La traversata del tunnel che porta ai treni è come correre verso una meta bellissima, la notte è stata piacevole, ma adesso tutti abbiamo bisogno del nostro letto. La parola "letto" è quella che ho sentito dire più volte nell'ultima ora della nostra aventura notturna.
Mentre eravamo al Pincio il sole ha avuto la meglio sui lampioni che si sono spenti, proprio mentre mi stropicciavo gli occhi, quindi prima di chiuderli era ancora notte, quando li riaprii era l'alba. Quell'aria fresca e quella luce mi ricordarono le albe passate, che si somigliavano tutte. Quel senso di stanchezza, di stordimento, gli occhi stanchi, gonfi, le membra che fanno male, ad un tratto capisco che la notte bianca è crudele, un'acerrima tortura. A Giulio mentre siamo sulla metropolitana confesso: "Quanti modi ci sono per distruggersi...". Penso: "Alle nove sono ventiquattro ore che sono sveglio." Alle Nove torno a casa, mi aspetta un bel letto comodo. Mi faccio una doccia meravigliosa, e dormo finalmente. I miei piedi ringraziano.

Bella nottata, fra un anno vedremo...

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