domenica 26 ottobre 2008

fragorosa esplosione a piazza mercato

Erano le ore 10:00 in piazza mercato. Erano le ore 10:01, e tutti udirono il fragore di un esplosione forte, potente, immane.
Alle 10:03 a piazza mercato c'èra solo il caos, e tutto era disseminato come per uno strano gioco di mescolanze.
Brandelli di vestiti a poco prezzo piovevano dal cielo, un cane all'angolo della strada, mezzo intontito, già aprofittava delle cibarie che erano precipitate in un angolo. Pezzi di tendoni che cigolavano e crollavano su loro stessi, anziane signore coi loro carrelli, sbracate in terra coi capelli spettinati. Una paffuta cinquantenne con capigliatura anni trenta, si era ritrovaa un ciuffo ribelle pendente sulla fronte, ed un prosciutto da due chili e quattro scarsi in braccio, come un lattante in fasce. Il piccolo bambino che frignava come un pazzo perchè la mamma non gli comprava quella pistola supersonica spaziale, incartata nel cellophane, era muto e con gli occhi sgranati, vedendo il mondo da una prospettiva insolita; già perchè lesplosione l'aveva sbalzato sul pennone della bandiera al centro della piazza.
La bandiera pure lei, al momento dell'esplosione, garrì come una patriottica speranza, per poi riafflosciarsi come dopo un'elezione andata a male.
Tutto era disseminato a destra e a manca. Non c'era però nessuno ferito. Le persone erano illese, e per di più, nessun simbolo evidente di un'esplosione. In nessuna parte della piazza infatti, c'erano tracce di fiamme o di qualcosa che facesse pensare che il trambusto venisse da un ordigno. Le decine di presenti cominciarono a rendersi conto, si rialzarono, e si diedero una mano l'un l'altro, signori annoiati, accompagnatori di mogli, e giovani ragazzotti, inchiodati al mercato solo per far da braccia possenti per le nonne, come un sol uomo, si adoperarono per liberare persone da sotto i tendoni precipitati. Tutti illesi però. Le signore, ricomposero i calzini spaiati, i bambini, raccattarono i giochi, le signore più mondane si risistemarono subito i capelli, e cominciarono a battibeccare sul perchè e sul percome dell'accaduto. Un uomo distinto con barba lunga e occhialini rotondi si aggirava per la folla indaffarata, a raccogliere informazioni.
In tutto questo trambusto solo una persona era immobile a guardare. Era un vecchietto, seduto sulla panchina al centro della piazza, proprio sotto la statua equestre in bronzo di Giananselmo di Vallecorta, che sopravviveva alle cagate dei piccioni con molto vigore. Il vecchieto, più noto in quartiere come Nonno Adamo, aveva novantadue anni, ma era arzillo come un passero. Mentre scrutava tutti i presenti indaffarati e adoperati a risistemare lo sfacelo avvenuto, Adamo guardò la statua, ridacchiando, quasi a cercare un complice. La statua si girò, e Giananselmo rivolgendosi con ghigno bronzeo e cameratesco ad Adamo disse: "Salute!"

Nessun commento: