lunedì 6 ottobre 2008

generation next...

Oggi dopo 1 anno intero di non frequenza universitaria, rimetto piede con rinnovato entusiasmo nell'aula B1 della facoltà DAMS, ormai relegata in 4 capannoni tristi ,immersi in un enorme distesa di asfalto. Arrivo alle dieci meno un quarto, la lezione inizia alle dieci, e l'aula è già stracolma. Eccezion fatta per qualche posto nelle ultime file, dietro, nei posti di chi chiacchiera. Questa chiacchiera che già mi infastidiva 4 anni fa, figuriamoci adesso, che a chiacchierare sono degli esseri strani e brufolosi, che ho già bollato col nome di matriculae ignobilissimus. La lezione molto interesante, costellata di domande da parte dei professori , domande che hanno avuto un esito disastroso. Tra le quali: chi ha visto "l'albero degli zoccoli" (capolavoro di Ermanno Olmi, che se sei appassionato di cinema DEVI conoscere n.d.RK), chi non posside un telefono cellulare(nessuno, compreso il sottoscritto), e colmo dei colmi, mi aspettavo una conoscenza più approfondita, chi sa cos'è un "avatar" (pochissime mani alzate).
Io sono presuntuoso, e forse, parlando di cultura, un po' snob. Lo dico da subito, metto delle sacrosante mani avanti, in nome di una certa nobiltà artistica che ho sempre riconosciuto: mi sono spaventato.
Un branco di imbecilli. Davvero, il dams sta diventando un parcheggio per nullafacenti e reietti scansafatiche della società odierna (e me).
Dalle prime impressioni sono abbastanza scioccato, e mi dico: "Dai, vedrai che questo è il tuo solito pessimismo iniziale, vedrai che con un po' di pazienza e di comprensione riuscirai a trovare un po' di buono in tutti quanti." Davvero, ho pensato questa cosa, l'ho creduta fino in fondo. Almeno fino a quando il professore non ha "presentato" alcuni "illustri" ospiti (che non hanno detto una parola durante la lezione, non una parola che sia una, manco buongiorno o arrivederci) ed ogni volta che il professore annunciava il nome di queste persone, i miei colleghi studenti che facevano? APPLAUDIVANO! Si gente, signore e signori: APPLAUDVANO! nel mio sommo sbigotimento. Mi guardavo intorno, e vedevo facce spente che guardavano il foglio e battevano le mani svogliati solo perchè qualche (perdonatemi) cazzone aveva dato il via all'applauso, loro pecorosamente l'avevano seguito, senza entusiasmo, senza sapere manco a chi stessero battendo le mani.
Ho creduto fosse una disfunzione uditiva, una innata e televisiva necessità di battere le mani dopo la presentazione di una persona, PRIMA, di sapere cosa come e perchè.
Un po' come lo schioccare delle dita dopo la musichetta della famiglia Addams... un gesto spontaneo, dovuto solo al fatto che lo si è ascoltato centinaia e centinaia di volte.
Mi sembrava di stare in RAI, o a Buona Domenica, dove il conduttore presenta il tizio "x" e giù scrosci di applausi.
Giuro, fossi stato io al loro posto avrei preso la parola e avrei chiesto al pubblichetto dell'aula (che NON E' UN PUBBLICO!) cosa caspita si applaudessero.
Codesti giovincelli, che facendomi due conti dovrebbero essere nati approssimativamente intorno al 1990. Mentre molti di loro nascevano, cadeva il muro di Berlino, e io l'ho visto in TV, e mi ricordo, per fortuna, che persino io (bimbo fessacchiotto di 8 anni) capii cosa succedeva, perchè c'era il mitico Paolo Frajese a parlarne, e mi ricordo come fosse ora, ne parlava con commozione e semplicità, come se volesse spiegarlo ad un bambino. Lo stesso entusiasmo che oggi mettono alcuni pseudo-professionisti dell'informazione quando parlano dei morti ammazzati (date un'occhiata a "studio aperto").
Sempre per spingere un paradosso sempre più presuntuoso, dubito che la totalità degli occupanti di quell'aula, sapesse cosa fosse e a che servisse il muro di Berlino (non sanno manco che esiste una legge Gasparri, c'ho le prove!)
Rileggo ste righe sopra, e mi sento un vecchio brontolone, no c'ho manco 30 anni e già avverto quel famoso GAP generazionale. Non ho stima per questo esercito di strani individui, così lontani da me, così stranamente impauriti e diffidenti (ho detto esercito, cari miei, non a caso...). Il professore parlava di pieno sconvolgimento, di piena mutazione copernicana, di mutazione della società a causa della comunicazione di massa. Forse, e mi duole affermarlo, troppa informazione, equivale a nessuna informazione. In cervelli così saturi a dover sempre diffidare da ogni messaggio, che ormai, è noto, è costruito secondo regole di marketing, esclusivamente per essere ascoltato al posto di un altro. Concorrenza, competizione e diffidenza. Si apre un nuovo scenario, è vero, già da una ventina d'anni, siamo indotti a scegliere tra un'infrmazione e un'altra. Tra un Tg4 e un Tg3. Tra la scarpa firmata e quella del supermercato (fatte tutte e due in china, e scusate la retorica). Divisi tra le Converse e le Cesare Paciotti. Spaccati, tra due fronti ideologici che si fanno la guerra a chi la spara più grossa, la guerra a chi si costruisce il seguito di zombie più fornito. E compra me, e vota me, e prendi me.
Oggi mi sono sentito maturo, grande. Al confronto diretto con dei miei simili (di un'ignoranza smisurata) ho potuto constatare che il popolo italiano, sta crollando sotto la guerra di due titani che lo stanno debosciando, l'eterna lotta tra la libertà, e la proprietà. La lotta tra chi vuole essere, e chi vuole avere.
Io preferisco essere.
E voi?

1 commento:

Anonimo ha detto...

toglierei il "forse", è assolutamente vero che troppa informazione equivale a nessuna informazione