giovedì 5 maggio 2011

stralcio di vita

mi ostino a guardare l'ora da un orologio verde appeso al muro che non cammina più da qualche giorno. deve essersi fermato mentre non lo guardavo, una sera, alle otto meno venti. è saltato, come il LA di quella chitarra che ancora ne è sprovvista.
o forse una mattina, alle otto meno venti.
fatto sta che l'ho guardato una notte, che era tardi, che non era già più notte, e poteva già chiamarsi un po' mattino.
e leggevo di ...ecco... ...poi vabè... ...io non lo so...
e l'orologio si fermò.
leggevo l'incertezza poi scrivevo sul dannato social network che incertezza non si chiama libertà.
ho passato dei momenti molto tristi ultimamente, mescolati con momenti in cui tutto fila liscio. e vividi, lucenti, autentici momenti di felicità. musica, musica, nuova musica a volontà.
e ne resto assai spiazzato, perché 'sto alto e basso un po' troppo costante rischia di diventare un piattume esagerato. si stratifica la consapevolezza di una gioia sempre meno allegra e di un dolore sempre più innocuo. c'è poco da gioire, e 'sto pericolo, è sempre meno dannoso, mi spinge ad essere più forte e coraggioso.
si spaccano le corde, si fermano orologi e sopratutto si fermano le scale mobili. si fermano perché mi vogliono suggerire di prendere le scale. fai le scale, prendi tempo, non correre sul vento! lasciati pure trasportare dalle gambe.
e scrivo in versi, e le dedico poesie, e mi arrabbio con gli ingiusti, e metto virgole sconclusionate, e mi faccio crescere la barba, e ascolto i talking heads, e parlo molto con la gente, e prendo la metropolitana, e guardo le persone che sono bellissime, e temo alcune persone pericolosissime, e faccio un lavoro da un anno, e non mi accorgo che il tempo passa, e mi sento fortunato, e vivo solo, e anche se non sono solo, vivo solo...

Nessun commento: