tutto mi sfugge. percosso. da un fiume rosso di speranza,
prendo buche, scalo un dosso, dietro l'argine c'è un fosso,
faccio un salto, sento caldo, mi rigiro e un capogiro
mi sferza festante la testa ruspante, e m'incazzo.
alto! volare, tendere, credere, volere, pretendere,
niente ti sorprende più, quaggiù nella valle del tabù,
ascolto mesto e stanco st'altra finta sinfonia d'amore,
e schiavo conto le ore, che mi separano dal sapore,
di quei baci mai più dati, mai più tolti, mai rubati,
adornati di fiocchetti e stracci bagnati, e poi promessi,
e poi sperati, e poi salvati al limite, una burrasca simile
a una tempesta, che la mia collera t'investa,
così per protesta il mio silenzio v'appesta, e poi volete
delle scuse, v'accaparrate diritti di pretese, di spiegazioni
mai concesse, di giustificare il mio essere. non può essere!
così rotolo stanco e candido, di manie e persecuzioni
languido, sperduto, convinto, di nuovo stanco, si stanco!
mai contento, cruento, di viscere e di carne mi tormento
mi chiedo della pelle poi mi chiudo a più non posso
faccio il riccio dentro al guscio col mio cruccio sempre
spinto sotto il ciuffo, voglio fare mille bolle dalla bocca
e naufragare, poi spaziare disintegrarvi e farvi ritornare,
ritornate tutti sani, santi e saturi di senno,
altrimenti vado io e mi porto il cane che non ho,
saltimbanco, mica no! porta a porta venderò sorrisi
e coccole d'autore, sparerò delle parole così acute che i piccioni
salteranno dai balconi a far mille cuccurù!
e il mio cuore appeso a un filo, s'assopisce in un respiro,
s'addormenta, se ne và... e voi tutti quanti storti,
mezzi vivi e mezzi morti, cambierete sul comando
quando arriva il tempo blando della pubblibblicità.
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