martedì 6 dicembre 2011

destabilis

vira, e cabra e spande in aria un fruscio, e chiude l'uscio e io scappo e vado, vigliacco.
aspetto, e porte, porte, mi sporcano il tempo e mascalzonate meschine racconto scontato.
spostavo il mio senno dì là, in camera da letto e mentre contento giacevo sognavo.

delimitando la pace dei sensi con ampi consensi del viso, sparo un sorriso e mi scopro deriso da me.
sparuto, un passero solitario, un arma senza taglio, un coniglio, una bestia! che groviglio di animali,
come i cani, come i cani, ululare alla luna ed i mari e le stelle più belle a far bordello in questo cervello.

esplodono le banalità, originalità, autenticità rimane lì a puzzare la stanza di fumo e perdita dell'ordinario,
coloro la cornea di ocra incrostata, ingiallisco i ricordi nell'aria bruciata da una candela, che trema,
brilla la stanza di risa e divisa resta in festa st'anima mesta che lesta s'è ridesta dalla mia buia foresta.

canto accanto a calamita, polo attrattivo, trittico di boch, inferno purgatorio paradiso. carezzo il tuo viso,
cresco di più, sono l'astuccio del cruccio abbondante e distratto feticcio che s'aspetta l'amichetta
chiusa dentro ai suoi capelli. cogli uccelli solo per farne due cuscini, e poi come bambini restarsene
beati a contemplare il male e i sogni, cogli incubi incastrati negli strati colorati delle strenne di natale.

1 commento:

treccina colorata ha detto...

splendida perché..
..sinteticamente..
si intercetta l'anima del poeta