martedì 30 agosto 2011

al mio dio defunto

ecco, voglio frustarti.
picchiarti, e vedere il sangue che scende a rivoli lenti dalle tue spalle.
ecco, le botte.. di lividi a forma delle mie nocche voglio abbellirti.
ti vesto di macchie violacee.
ecco.. perché non lo chiedere. prendi le botte.
ho sognato una volta di picchiare.
avevo ben cura che i colpi non andassero a vanvera.
un colpo ben saldo sul ventre. proprio lì dove ti spezza il fiato.
e poi, piegato, sulla nuca t'avrei preso.
forte, e senza pietà.

non è sadismo.
è perfezione.
nella punizione.

è questo sfinirmi.
è questo lenire con frasi fioche buttate per caso.
è questo alleggerire le pene con altri macigni.
è l'inesistenza di quello che s'è costruito.
un palazzo etereo.
le stanze dell'anima contengono solo piaceri spariti.
che contengono frasi che sono morte con l'alito che l'ha generate.
e le buone intenzioni, si sono suicidate, lanciate da quelle fineste effimere.
splash... come nel lago ghiacciato delle defunte fantasie.

credevo tu fossi un salvatore,
e invece sei una delusione.

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