martedì 22 maggio 2012

Mirador de San Nicolàs


da qui scorgo la sierra nevada.
l'alhambra, e l'incanto di questa città.
c'è una campagna verde che sale
alle montagne mi fa guardare.

un uomo suona flamenco e gitano,
e una vecchia munita di nacchere
lo accompagna con la faccia protesa
in un'emozione che puoi dire sospesa.

addossato sopra un muretto
ascolto il silenzio brioso del posto.
di dieci passi mi sono mosso
e la moschea saluta il mio corso.

colori.

l'azzurro striato del cielo,
il bianco della neve dei monti,
poi scendere dentro ad un verde
rigoglioso, il verde di maggio
umido e pieno di raggi calienti.

come lo sguardo s'attarda
ed indugia più a lungo
sulle punte di chiome,
avanza il verde fresco di giovani fronde.

e i primi tetti, e l'albaicìn,
le facciate bianche di case immerse in giardini.
e il costone di roccia che regge l'alhambra
protegge la storia del luogo.

si vede il calore salire da terra,
asciuga la pioggia di ieri.
l'uomo del flamenco continua
a deliziare e straziare le note.
urla selvatiche spengono il tempo.


catapultato in realtà differente.
ieri il cielo era nero,
presso la Fuente de las Battallas
un vecchio siriano mi ha detto:
"Está nevando en la Sierra."

da questa terrazza la catena è bianca,
porta un vento gelido e grida la pelle,
ed il contrasto, col caldo sole di maggio,
crea dissonanza, fa ossimoro il corpo,

mi sposto di nuovo, e il coraggio ritorna,
mi sposto ancor e la mente impara
ciò che l'occhio beve.
ed il viaggio prosegue.

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