sabato 11 agosto 2012

Casagranchia


C'è un granchio che granchia solitario. Se lo guardi bene le sue chele sono gialle e marroni. Le sue chele, se ti avvicini si alzano minacciose, ma noi non ci facciamo vedere, per ora.
Questo posto lo conosciamo solo noi. È un giardino segreto sommerso nel mare, che affiora con la bassa marea. Ha un manto verde acceso che lo rende soffice come un tappeto. Di tanto in tanto nella roccia si aprono delle conche, che paiono disegnate perfette da architetti perfetti:
il mare, il vento, il tempo.
Col susseguirsi delle maree, le conche si sono popolate di molluschi, di piante marine, di conchiglie e di granchi. Tanto da meritarsi l'appellativo di “Casagranchia”.
Ci sono, scavate pazientemente nella roccia sommersa, delle strade. Pesci e crostacei ci passano seguendo la corrente che viene dettata dalla forza delle onde. Le strade lastricate di sabbia e costeggiate da arbusti fluttuanti, passano sotterranee e subacquee raccogliendo nelle zone d'ombra dei raggi di sole filtranti.
Le cascatelle sono numerose. I bacini più ampi quando traboccano d'acqua marina ne lasciano cadere dei rivoli o dei fiotti ai bacini più bassi. Quelli si riempiono e poi fanno altrettanto con gli altri, creando un gioco di travasi affascinante.
C'è la Pietragranchia. Una pietra forata che contiene un condominio ricco di forme di vita. Qui i granchi sono decine. Dal più grande e maestoso, con chele arancioni, a quello intermedio tutto nero, ai piccoli che non stanno neanche in una falangetta. Cozze ammassate in piccole macchie blu scure, quando la marea le raggiunge fanno un blues. Il blues della marea di cozze. E poi patelle in ogni dove. Ovunque. Se non c'è una conchiglia, c'è una patella, e se una conchiglia è nella sabbia sicuro c'è un paguro che ha rubato la dimora a qualche lumachella.
Quando il mare si ritira, e gli scogli tempestati di conchiglie restano all'asciutto, le vedi andare in massa verso l'acqua, e lasciano sulla sabbia inumidita, che prima era fondale e adesso è riva, dei solchi minuscoli e perfetti. Tutte in fila, tutte all'unisono. Paiono ferme ma se le osservi, si muovono  millimetro dopo millimetro.
Dietro la Pietragranchia c'è poi la sala del gran consiglio dei pomodori di mare. È una cupola naturale, riempita per metà di acqua salmastra un po' stagnante. Sta nascosta dietro un'insenatura, ed è ben riparata dalle onde e i loro spruzzi, dell'impeto del mare gli arriva solo uno sciabordio e così sembra un posto silenzioso e sacrale. Appesi per aria stanno penzolanti una dozzina di pomodori di mare, tutti grandissimi. Sembrano anziani che aspettano di snocciolare enormi consigli sulla vita sommersa. Mi immagino file di granchi, e pesci e lumache e paguri ad aspettare un consiglio, una decisione in quell'atrio naturale.
Se vai a Casagranchia ti innamori. La vita ha vinto dovunque. E pure se scorgi una vecchia ciabatta o una bottiglia di plastica, non riesci a non restare ammaliato, dalle mille forme di vita che coesistono armoniose in equilibrio e pacifiche in quel paradiso in miniatura.
Se vai a Casagranchia ti innamori. Se ti arrampichi scopri un mondo di insenature e piccole strade scavate nella roccia acuminata, che farebbe paura ai più.
Per scalare gli scogli di Casagranchia ci vuole coraggio, equilibrio, piedi eccezionali, amore per la natura ed intraprendenza. Se andate a Casagranchia dovete per forza andarci con una persona con tutte queste qualità, o non l'apprezzerete.
Son stato a Casagranchia quattro volte.
La prima scoperta fu grande.
Il ritorno speciale.
La terza era per verificare.
La quarta per salutare.
Ogni volta mi meravigliava. Ogni volta tornavo a passeggiare nel giardino sommerso, ad immaginare di camminare minuscolo tra quelle insenature.
Mi misi seduto sul manto verde e accogliente per meditare, al suono di un mare calmo e di un rivolo che non smetteva di scrosciare. Ed io lì a guardare la meraviglia della natura.
Così perfetta, così sorprendente. Un equilibrio che non ha bisogno di niente.

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