dietro a questi spasmi se lo sente
che è di nuovo giunto il tempo del malore
che non fa dormire che non fa mangiare.
lo strazio. la disperazione, il desiderio
mai corrisposto che tramuta in negazione
questa vita. è condanna de sto povero poeta
sgangherato e malandato.
io questo passo avanti non lo so.
trasmutazione della mia follia che poi
se chiama fobia, che è pure la mia
che non è per niente la mia.
anagrammo parole e l'anima mia vola via
manco fosse de carta, manco fosse un aquilone.
conosco i nomi sbagliati, i luoghi sbagliati,
e alla fine la natura me se infila nella testa.
è l'unica risposta, l'unica vera madre per cui
provo devozione, l'unica idea per cui prenderei
mazzate, capocciate, sassate, pedate, per poi
rialzarmi e ricominciare a strillare.
dedicarmi.
non chiedo altro.
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