martedì 27 marzo 2012

il risveglio addormentato

il mattino somiglia ad una pergamena, bianca e ruvida.
stropiccia gli occhi, prendi un gran respiro.
ancora oggi dobbiamo guardare avanti.
disillusioni e titubanze, maestrie lontane.

appoggio un passo avanti all'altro, e la strada m'è ignota.
annuso l'aria. ricordo il tempo in cui c'era l'ossigeno.
ricordo il tempo, o forse, non ricordo nulla.
è come nel sogno. autentiche verità spacciate.

è come in un bel sogno. o in un incubo.
oppure è come al cinema. oppure no, è solo il rifiuto
della realtà. è come un videogioco. è come se fosse vero.
è come se non fosse. è come se non esista.

dal canto della realtà, poche aspettative, e un aspro
sapore di vendetta scorre nelle fauci. cola dalle pareti
delle guance. lo senti scivolare in mezzo ai denti, e amaro
come una sconfitta si deposita sulla lingua.

viene il tempo giusto, viene, e si conclude.
poi torna e ritorna sempre, l'altalena della discordia,
i momenti del piacere e della gioia, e altri,
quando la rabbia uccide la misericordia.

con remore verresti alla mia maniera. ardua.
a scoprire il lido scuro di un paradiso insicuro.
a dilatar le orecchie, per suoni più complessi.
che stridono al giudizio che si ha di noi stessi.

chiuso come un guscio. senza fessure, nessun ingresso.
né un pertugio, né una porta, né una finestra.
e più guardi dentro al guscio più t'ingloba,
obbligato poi ad uscire, a saldare un compromesso.


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