mercoledì 29 giugno 2011

vivo e vezzeggiativo

è quella sfumatura che si crea dentro i discorsi,
quel "non dover dire nulla" che forse hai già capito.
io ho una stella sul letto, e fatico a dirti sì.

amaro nella bocca, la malattia ancora deve decorrere,
e io che ti racconto che avevo voglia di morire.
tu ridi, più forte della mia lucidità.

come s'è fatta l'alba sei fuggita, lasciando un biglietto
e delle perplessità. allora quando ho guardato fuori dalla finestra
ho visto solo il colore dei fiori, e l'odore del caffè.

ho aspettato un minuto, poi ti ho sentita per le scale, volevo
inseguirti in bianco e nero e riassaggiare le labbra.
ma il dolore di trovarti poteva sembrare una sciocchezza.

t'ho guardato uscire dal portone, alla finestra, e quando
ti girasti, perché lo sapevi che i miei occhi t'avrebbero seguita,
m'hai guardato e io impietrito l'ho vista nel tuo viso,

la tua fermezza. è tardi, amarezza, io scappo, ti bacio,
m'hai scritto sul biglietto. allora ho pianto;
di lacrime che sanno di passato, e non per questo futile reato.