martedì 8 marzo 2011

fuoco e delirio alle prime ore del mattino

dovrei portarmi dal meccanico dell'anima.
il meccanico dell'anima è un uomo semplice e baffuto,
con uno sguardo sincero e la faccia sorridente,
ma non troppo.
ha degli attrezzi speciali:
la chiave inglese per i cuori solitari,
le tenaglie per estirpare spine dai fianchi,
calamite per eliminare cerchi di pensieri alla testa.

il meccanico dell'anima ha un lubrificante speciale
per far ripartire le rotelle
che si sono incastrate,
il più delle volte
se si inceppa nel cervello
qualche brandello
di un amore monello
che è sparito sul più bello.

mi devo portare dal meccanico dell'anima
perché ho i polmoni pieni di parole, parole, parole...
devo avere qualche cosa di distorto
nel meccanismo dell'azione,
poiché alla mole di parole che produco,
non rispondono le dovute mosse.

...vorrei stare lì...tra le tue braccia...

il meccanico dell'anima,
mi deve un favore,
mi aveva accomodato,
il tagliando aveva fatto,
mi aveva detto: "con questa riparazione
ci fai di chilometri un milione!"

sono passati si e no seicento metri
e qua non rifunziona già più un cazzo!
ma forse sono io che st'anima non so come portarla,
chissà se ci sta dell'anima pure l'autoscuola?
dove ti insegnano a guidarla.

mi boccerebbero per eccesso di velocità...
porto l'anima a velocità così estreme che dopo un po' mi ferma la stradale, e me dice:
"giovinotto, senta un po'... qui facciamo la multa e ritiriamo la patente!"

AGENTE! ma che ce posso fà?
io vivo così... a capofitto,
quanno che sento, sento forte,
e quando dò... dò tutto!
che poi li sotterfugi de magheggi e scappatelle,
non m'hanno mai donato un briciolo de serenità..

me confido e me dicheno, ma godite l'affare sì che è stato!
già a vivelo sei stato fortunato!
ma certo! j'arisponno, fortunato me ce sento...
ma poi possibbile mai che le cose
me devono procede sempre a stento?

a trovalla, na situazione
de du persone che s'entendeno,
che a guardasse drento all'occhi
quasi svengheno!

e ritrovasse ner pugno stretto
soltanto n'pò de gnente
co n'cucchiarino de zucchero drento.
tanto pè nun portà er ricordo amaro,
che l'amaro, manco c'è mai stato.
sortanto er respiro j'è mancato,
a sta cosa strana ch'è successa,
e che poi manco m'a sò persa,

stà lì,
piegata come na coperta.
è che me piacerebbe da tiralla fori quanno che rifresca,
quanno sento er bisogno d'ariscallà l'anima funesta.

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